Api!
Ah Muzen Cab è -nell'antica religione dei Maya- il dio delle api.
Pare che abbia anche un ruolo nella creazione, essendo associato coi Xmulzencab, divinità delle direzioni, a loro volta collegati coi Bacabs che sostengono le colonne del creato.
"Kaab", nell'antica lingua maya, indica sia il miele che il mondo.
Come mai dio delle api e della creazione? Enigma!
Ah Muzen Cab oggi non è contento: le api stanno morendo.
Molti ne parlano, ma pochi analizzano la questione.
Dal 2006 un fenomeno chiamato "colony collapse disorder" sta interessando le api in molti paesi (specialmente quelli occidentali).
Come mai?
Non lo sappiamo con certezza.
Diverse le cause fino a ora accertate.
Negli ultimi decenni abbiamo avuto una diffusione di alcuni nemici naturali delle api, compresi due parassiti particolarmente dannosi: Acarapis woodi e Varroa destructor.
Il primo è un acaro microscopico che infesta le trachee (tubi che trasportano l'aria) delle api: qui si nutrono dei fluidi degli ospiti e depongono uova.
Passano tutta la vita dentro il corpo dell'ape, indebolendola notevolmente.
Ancora più impressionante è Varroa destructor.
La femmina di questo acaro si introduce negli alveari e depone le uova sulla larva dell'ape, prima che questa diventi una pupa e prima che le api adulte chiudano la cella con la cera.
Madre e piccoli , ben protetti dentro la cella sigillata, si nutrono dell'ape in fase di sviluppo... ma senza ucciderla!
Come mai?
La giovane ape ha comunque abbastanza forza da uscire dalla cella e gli acari -ora liberi- possono diffondersi nell'alveare e iniziare un altro ciclo (che mediamente dura dieci giorni). Il loro numero aumenta esponenzialmente.
I parassiti continuano a infestare l'individuo anche quando è adulto, indebolendolo notevolmente e infettandolo con virus dannosi.
Alcune api nascono deformi, con ali inutilizzabili.
Dopo pochi mesi, l'alveare collassa.
Virus, funghi, batteri, parassiti...
A questi si aggiungono una scarsa variabilità genetica delle api.
Tutti problemi naturali?
No.
Se così fosse, si sarebbe trovato un equilibrio diverso e la moria delle api non sarebbe così grave.
Come è facile immaginare, l'uomo fa parte delle cause.
La diffusione di monoculture ha reso problematica la nutrizione delle api e l'attività umana ha portato parecchio stress a questi insetti, ma il nemico principale ha un altro nome: neonicotinoidi.
I neonicotinoidi sono degli insetticidi che attaccano il sistema nervoso degli insetti; hanno una struttura chimica simile a quella nella nicotina. Se ci fosse bisogno di ulteriori prove che fumare è dannoso per la salute...
Nei primi anni '90 del XX secolo sono stati introdotti come alternativa al DDT e, da allora, sono diventati gli insetticidi più diffusi al mondo.
Nel 2013 sono stati usati sul 95% delle coltivazioni di mais degli USA, oltre che sulla maggioranza delle altre colture: cereali vari, mele, ciliegie, pesche, arance, frutti di bosco, noci, uva,verdure in foglia, patate, pomodori...
Le api vengono a contatto con queste sostanze tramite il polline e l'acqua, per poi accumularle all'interno dell'alveare.
L'effetto è devastante.
Ad alti dosi, i neonicotinoidi portano convulsioni, paralisi e morte.
Anche a basse dosi risultano letali: confondono l'ape al punto da non permetterle più di orientarsi.
Muore sola, lontana dalla colonia.
Quando troppe api mancano, l'alveare non riesce a sopravvivere.
La domanda nasce spontanea: se sappiamo che i neonicotinoidi sono dannosi per le api, perché non troviamo delle alternative?
Esistono miliardi di motivi... letteralmente!
Solo nel 2008, il giro di affari relativo a queste sostanze si aggirava intono a 1,5 miliardi di dollari, rappresentando quasi un quarto del mercato mondiale degli insetticidi (24%).
Le industrie chimiche hanno sovvenzionato degli studi che -guarda caso- affermano che queste sostanze non sono molto dannose.
Fatto "curioso": gli studi condotti da scienziati indipendenti dicono l'esatto contrario.
Chi pensa che la Scienza sia pura e non si pieghi sotto l'ideologia e l'economia, ha urgente bisogno di aprire gli occhi...
Tutti i vari fattori citati contribuiscono al "colony collapse disorder": un problema che dobbiamo risolvere al più presto possibile.
Perché?
Quanto è grave la situazione?
Molto.
Ogni anno gli apicultori perdono dal 30% al 90% (!) delle loro colonie.
Parlando solo degli USA, dal 1988 al 2015, gli alveari sono passati da 5 milioni a 2,5 milioni.
Dimezzati!
Nuovamente sorge una domanda: perché preoccuparci se muoiono tante api?
Empatia verso questi piccoli insetti?
Non solo.
"Se le api scomparissero dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita."
Questa frase è comparsa per la prima volta su un volantino distribuito a Bruxelles dall'Unione Nazionale Apicoltori francesi ed è stata erroneamente attribuita ad Einstein.
La situazione è davvero così tragica o siamo di fronte al solito allarmismo ecologico?
Analizziamo la situazione.
Oltre a produrre miele, le api sono i maggiori impollinatori di madre natura e questo permette a migliaia di piante commestibili di sopravvivere.
Fra queste, anche quelle destinate alla nutrizione degli animali d'allevamento, fonte di latte e carne.
Quale l'entità del danno?
Diciamo che circa un pasto su tre lo dobbiamo alle api.
L'uomo si sta condannando per mero guadagno?
In realtà neppure questo è vero: il valore delle piante impollinate dalle api si aggira intorno ai 265 miliardi di dollari all'anno.
All'egoismo dunque si unisce la stupidità.
Senza api, perderemmo migliaia di vegetali, la carne e il latte... milioni di esseri umani morirebbero in pochi anni.
In questa era, gli uomini amano fingere di non essere connessi con la natura.
Non per nulla si è registrato un notevole calo del Q.I. medio negli ultimi secoli...
In realtà la sopravvivenza dell'umanità dipende dagli altri esseri viventi e, fra questi, un posto d'onore è occupato dall'ape.
Senza le api, la creazione crolla.
Ah Muzen Cab sorride amaramente: l'enigma è risolto.
§M§
Pare che abbia anche un ruolo nella creazione, essendo associato coi Xmulzencab, divinità delle direzioni, a loro volta collegati coi Bacabs che sostengono le colonne del creato.
"Kaab", nell'antica lingua maya, indica sia il miele che il mondo.
Come mai dio delle api e della creazione? Enigma!
Ah Muzen Cab oggi non è contento: le api stanno morendo.
Molti ne parlano, ma pochi analizzano la questione.
Dal 2006 un fenomeno chiamato "colony collapse disorder" sta interessando le api in molti paesi (specialmente quelli occidentali).
Come mai?
Non lo sappiamo con certezza.
Diverse le cause fino a ora accertate.
Negli ultimi decenni abbiamo avuto una diffusione di alcuni nemici naturali delle api, compresi due parassiti particolarmente dannosi: Acarapis woodi e Varroa destructor.
Il primo è un acaro microscopico che infesta le trachee (tubi che trasportano l'aria) delle api: qui si nutrono dei fluidi degli ospiti e depongono uova.
Passano tutta la vita dentro il corpo dell'ape, indebolendola notevolmente.
Ancora più impressionante è Varroa destructor.
La femmina di questo acaro si introduce negli alveari e depone le uova sulla larva dell'ape, prima che questa diventi una pupa e prima che le api adulte chiudano la cella con la cera.
Madre e piccoli , ben protetti dentro la cella sigillata, si nutrono dell'ape in fase di sviluppo... ma senza ucciderla!
Come mai?
La giovane ape ha comunque abbastanza forza da uscire dalla cella e gli acari -ora liberi- possono diffondersi nell'alveare e iniziare un altro ciclo (che mediamente dura dieci giorni). Il loro numero aumenta esponenzialmente.
I parassiti continuano a infestare l'individuo anche quando è adulto, indebolendolo notevolmente e infettandolo con virus dannosi.
Alcune api nascono deformi, con ali inutilizzabili.
Dopo pochi mesi, l'alveare collassa.
Virus, funghi, batteri, parassiti...
A questi si aggiungono una scarsa variabilità genetica delle api.
Tutti problemi naturali?
No.
Se così fosse, si sarebbe trovato un equilibrio diverso e la moria delle api non sarebbe così grave.
Come è facile immaginare, l'uomo fa parte delle cause.
La diffusione di monoculture ha reso problematica la nutrizione delle api e l'attività umana ha portato parecchio stress a questi insetti, ma il nemico principale ha un altro nome: neonicotinoidi.
I neonicotinoidi sono degli insetticidi che attaccano il sistema nervoso degli insetti; hanno una struttura chimica simile a quella nella nicotina. Se ci fosse bisogno di ulteriori prove che fumare è dannoso per la salute...
Nei primi anni '90 del XX secolo sono stati introdotti come alternativa al DDT e, da allora, sono diventati gli insetticidi più diffusi al mondo.
Nel 2013 sono stati usati sul 95% delle coltivazioni di mais degli USA, oltre che sulla maggioranza delle altre colture: cereali vari, mele, ciliegie, pesche, arance, frutti di bosco, noci, uva,verdure in foglia, patate, pomodori...
Le api vengono a contatto con queste sostanze tramite il polline e l'acqua, per poi accumularle all'interno dell'alveare.
L'effetto è devastante.
Ad alti dosi, i neonicotinoidi portano convulsioni, paralisi e morte.
Anche a basse dosi risultano letali: confondono l'ape al punto da non permetterle più di orientarsi.
Muore sola, lontana dalla colonia.
Quando troppe api mancano, l'alveare non riesce a sopravvivere.
La domanda nasce spontanea: se sappiamo che i neonicotinoidi sono dannosi per le api, perché non troviamo delle alternative?
Esistono miliardi di motivi... letteralmente!
Solo nel 2008, il giro di affari relativo a queste sostanze si aggirava intono a 1,5 miliardi di dollari, rappresentando quasi un quarto del mercato mondiale degli insetticidi (24%).
Le industrie chimiche hanno sovvenzionato degli studi che -guarda caso- affermano che queste sostanze non sono molto dannose.
Fatto "curioso": gli studi condotti da scienziati indipendenti dicono l'esatto contrario.
Chi pensa che la Scienza sia pura e non si pieghi sotto l'ideologia e l'economia, ha urgente bisogno di aprire gli occhi...
Tutti i vari fattori citati contribuiscono al "colony collapse disorder": un problema che dobbiamo risolvere al più presto possibile.
Perché?
Quanto è grave la situazione?
Molto.
Ogni anno gli apicultori perdono dal 30% al 90% (!) delle loro colonie.
Parlando solo degli USA, dal 1988 al 2015, gli alveari sono passati da 5 milioni a 2,5 milioni.
Dimezzati!
Nuovamente sorge una domanda: perché preoccuparci se muoiono tante api?
Empatia verso questi piccoli insetti?
Non solo.
"Se le api scomparissero dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita."
Questa frase è comparsa per la prima volta su un volantino distribuito a Bruxelles dall'Unione Nazionale Apicoltori francesi ed è stata erroneamente attribuita ad Einstein.
La situazione è davvero così tragica o siamo di fronte al solito allarmismo ecologico?
Analizziamo la situazione.
Oltre a produrre miele, le api sono i maggiori impollinatori di madre natura e questo permette a migliaia di piante commestibili di sopravvivere.
Fra queste, anche quelle destinate alla nutrizione degli animali d'allevamento, fonte di latte e carne.
Quale l'entità del danno?
Diciamo che circa un pasto su tre lo dobbiamo alle api.
L'uomo si sta condannando per mero guadagno?
In realtà neppure questo è vero: il valore delle piante impollinate dalle api si aggira intorno ai 265 miliardi di dollari all'anno.
All'egoismo dunque si unisce la stupidità.
Senza api, perderemmo migliaia di vegetali, la carne e il latte... milioni di esseri umani morirebbero in pochi anni.
In questa era, gli uomini amano fingere di non essere connessi con la natura.
Non per nulla si è registrato un notevole calo del Q.I. medio negli ultimi secoli...
In realtà la sopravvivenza dell'umanità dipende dagli altri esseri viventi e, fra questi, un posto d'onore è occupato dall'ape.
Senza le api, la creazione crolla.
Ah Muzen Cab sorride amaramente: l'enigma è risolto.
§M§