Intervista a Polkinghorne.
John Polkinghorne ha vinto numerose onorificenze anche nel campo della Genetica e Psicologia... ma il campo dove ha dato di più è stata la Fisica.
Ha studiato questa materia sotto la guida di Paul Dirac a Cambridge e quindi di Richard Feynman e Murray Gell-Mann al Caltech.
Insegnanti di livello incredibilmente alto!
Specializzato in Fisica Teorica, professore di Fisica Matematica, le sue ricerche hanno contribuito a confermare l'esistenza dei quark, considerati da molti il livello più profondo della struttura della materia.
Dopo oltre un quarto di secolo dedicato agli studi nei campi più avanzati della Fisica Quantistica decide di dimettersi per diventare pastore anglicano.
Dopo i saluti di rito, si parte con l'intervista.
<Molti definirebbero drastico questo cambio di carriera...>
"Non ho lasciato la scienza perché ne sono rimasto deluso, ma perché sentivo, sopo 25 anni di lavoro, di aver fatto la mia parte. Io ero perlopiù sul versante matematico, dove, probabilmente, uno dà il meglio di sé prima di raggiungere i 45 anni.
A volte la gente pensa che sia strano, se non addirittura ipocrita, che una stessa persona sia un fisico e anche un prete.
E' una cosa che suscita in loro una forte perplessità, la stessa che si avrebbe di fronte a qualcuno che dichiarasse di essere un macellaio vegetariano."
<Lei però ritiene che i due ruoli possano essere in armonia...>
"La ragione fondamentale è , semplicemente, che la scienza e la teologia si occupano entrambe della ricerca della verità."
<Esistono domande che vanno oltre la portata di una delle due discipline?>
"Ci sono due tipi di domande ai quali la scienza non può rispondere. Alcune di esse emergono dalla scienza stessa.
La prima è qualcosa che abbiamo imparato dalla Fisica Quantistica, ossia che il mondo, per quanto sia ordinato, ha anche un carattere nebuloso e irregolare: noi non abbiamo accesso a quel mondo post newtoniano chiaro e indubitabile che sembra esserci là fuori.
Ma ci sono anche domande che, per la loro stessa natura, esulano dal campo della scienza.
Penso che quest'ultima abbia registrato enormi successi e nutro nei suoi confronti un grandissimo rispetto, ma questi successi li ha ottenuti limitando le proprie ambizioni.
In sostanza, la scienza si pone una singola domanda su come avvengono le cose: qual è il processo del mondo?
Ed esclude deliberatamente, per sua natura, le domande sul significato, il valore e lo scopo."
<Come spiegherebbe la differenza fra i due approcci, in parole semplici?>
"Per fare il mio esempio domestico preferito, è come quando lei entra nella mia cucina e vede che l'acqua sta bollendo.
Se mi metto il cappello da scienziato, le spiego che sta bollendo perché la fiamma del gas la riscalda eccetera.
Poi, però, posso anche togliermi il cappello da scienziato e dire che sta bollendo perché volevo una tazza di the.
A proposito, ne prende una anche lei?"
<Sì, grazie.>
"Non sono costretto a scegliere una di queste due risposte.
Anzi, se voglio comprendere pienamente il fenomeno dell'acqua che bolle, devo rispondere a entrambe le domande:
come avviene questo processo e perché avviene."
<Gli esseri umani tendono a dividere il sapere in compartimenti stagni (Teologia, Arte, Psicologia, Fisica...).
A mio avviso è un pericolo perché rischiamo di perdere troppe sfumature della vita.
La Fisica può studiare le onde sonore, ma non può dirci perché sento un brivido quando ascolto Mozart...>
"A volte, quando discuto con qualche amico che, da riduzionista convinto, sostiene che la Fisica è tutto, gli chiedo per prima cosa:
-E per quanto riguarda la Matematica?
e per seconda:
-E cosa dobbiamo dire della musica?
Certo, la musica è costituita solo da vibrazioni dell'orecchio, ma detto questo abbiamo detto tutto quello che la scienza può affermare riguardo alla musica; ciò , però, non significa affatto che abbiamo detto tutto quello che si può dire sulla musica.
Mi sembra che sia molto importante evitare di usare su ogni cosa l'accetta riduzionista."
<Lei ha detto che la Scienza non può rispondere a tutto e ha citato la Fisica Quantistica.
Se prendessi un barattolo di uranio, non potremo sapere quando emetterà la sua prossima particella.
E' davvero soltanto una questione di caso?>
"E' sgradevole che ci sia questa sorta di lotteria.
Un casinò, in pratica.
La maggior parte dei fisici quantistici che sono impegnati a fare i calcoli ci sono abituati, ma io penso che sia qualcosa di insoddisfacente.
La domanda è se si tratta di una questione epistemica oppure ontologica."
<Ovvero?>
"I problemi epistemologici hanno una risposta, anche se per ora non la conosciamo;
quelli ontologici, invece, sono situazioni nelle quali non possiamo sapere.
E questa è proprio l'interpretazione tradizionale della teoria quantistica: non possiamo sapere."
<Lei concorda con questa interpretazione?>
"Nel caso di un casinò, sappiamo di essere davanti a un problema sostanzialmente epistemico.
Ci sono microscopici effetti che influenzano le cose.
La mia sensazione è che se i problemi della teoria quantistica sono epistemici, dovremmo farci qualche idea su come emerge quella frustrazione epistemologica, che cos'è che ci blocca.
Ritengo che sia ragionevole tentare di indagare la questione sul piano ontologico, spingendoci il più avanti possibile.
Per ora non ci siamo ancora arrivati."
<L'approccio più diffuso ai problemi della Fisica Quantistica sostiene che, prima che osserviamo una particella, quest'ultima si trova in una sovrapposizione di stati descritta dalla funzione d'onda.
Non solo: l'osservazione tramite un apparato macroscopico provoca un "salto" nel suo comportamento: la particella viene ad avere un singolo stato e la funzione d'onda codifica la probabilità di ritrovarla in un particolare stato piuttosto che in un altro.
Nessuno scienziato fa un tentativo di spiegare questo salto.
Si tratta sostanzialmente di un "chiudete il becco e fate i calcoli!".
La così-detta interpretazione di Copenaghen (così chiamata in onore della città del suo principale fautore, Niels bohr).
Cosa ne pensa?>
"Pur sottoscrivendo l'interpretazione di Copenaghen della teoria quantistica, non la ritengo una soluzione soddisfacente dal punto di vista intellettuale.
Tutto si riduce a dire:
-E poi succede così.
In qualche modo, il salto è prodotto dall'intervento di un apparato di misurazione macroscopico.
Fine della discussione.
E' un problema. Ci sono ancora degli enigmi."
<Lei crede in Dio.
Ritiene che l'ignoto rappresentato da questo collasso della funzione d'onda sia una finestra attraverso il quale Dio può intervenire?>
"Non penso che Dio sia impegnato a decidere se il nucleo del suo uranio deve decadere.
C'è qualche sorta di meccanismo... no, "meccanismo" non è la parola giusta... qualche sorta di influenza che regola questa cosa.
Uno dei paradossi della teoria quantistica è che noi siamo qui, 80 anni dopo la sua formulazione, e non simo ancora riusciti a comprenderla."
<Lei ha affermato che Dio potrebbe avere a che fare con i decimali che non possiamo conoscere.
Perché ha scelto la Teoria del Caos e non la Fisica Quantistica (il suo campo di studi) come l'ignoto attraverso il quale Dio potrebbe agire?
Eppure pare che vada di moda associare la Fisica quantistica alla spiritualità...>
"C'è stato un periodo di una decina d'anni in cui la comunità scientifica e quella teologica sono state alle prese con queste forme di possibile intervento.
Com'è ovvio, non abbiamo risolto il problema, trattandosi di un progetto a dir poco assai ambizioso.
Molte persone, soprattutto sulla costa occidentale dell'America, scommettevano che la teoria quantistica avrebbe spiegato tutto.
Il che mi sembrava un po' esagerato.
Per controbilanciare il discorso, ho finito per sbandare un po' troppo nell'altra direzione.
Non penso che la teoria del caos sia la soluzione universale.
In realtà, si limita a indicarci che l'universo fisico, per quanto ordinato, ha un ordine meno rigido di quanto pensasse Newton."
<Cosa dire della fisica quantistica?>
"La scoperta dell'imprevedibilità intrinseca nella teoria quantistica ci mostra indubbiamente che il mondo non è meccanico e che, di conseguenza, noi non siamo certo degli automi in un qualche senso triviale e inconcepibile di questo termine."
Decisamente consolante.
§M§