Le tre vite della non-strega.
Poche donne nella storia hanno mostrato una varietà di talenti paragonabile a quella di Maria Gaetana Agnesi, vissuta nel XVIII secolo.
Fu la primogenita di Pietro Agnesi, un ricco commerciante di seta, e di Anna Fortunata Brivio, che morì dopo l'ottavo parto.
Il padre si sposò altre due volte, mettendo al mondo più di venti figli.
Oltre che ricco e prolifico, Pietro era un uomo di grande cultura e di idee piuttosto liberali: concesse alle figlie un'istruzione eccellente e organizzava dei salotti per mostrare i loro risultati.
Se la figlia Maria Teresa era una buona compositrice, il posto d'onore spettava comunque a Maria Gaetana che -a soli nove anni- parlava fluentemente italiano, latino, tedesco, francese, greco, spagnolo ed ebraico.
Cominciarono a soprannominarla "Oracolo Settelingue".
Lei -un po' controvoglia- si prestava a tali esibizioni.
A vent'anni la sua cultura toccò molti campi (come era d'uso) e scrisse Propositiones philosophicae, un'opera in latina che affrontava temi quali Logica, Botanica, Cosmologia, Ontologia, Meccanica e Pneumatologia (lo studio dello Spirito Santo e di altre sostanze spirituali).
Nel frattempo, dopo la morte della seconda moglie del padre, si trovò a gestire la casa, tenendo lezioni di grammatica ai fratellini e catechismo ai domestici.
Nel 1739 conobbe Charles de Brosses, diplomatico, avventuriero, viaggiatore, scienziato e "uomo di mondo".
Colpito da Gaetana, la invitò a presentarsi nei migliori salotti parigini, ma lei rifiutò, comunicando la sua volontà di chiudersi in convento.
Fu un duro colpo per il padre, che si oppose fino ad ammalarsi...
Trovarono un accordo: Gaetana avrebbe rinunciato tanto al convento quanto ai salotti.
Il destino aveva però in serbo un altro incontro importante: il matematico Ramiro Rampinelli.
Lei ne rimase folgorata e scrisse Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana, due grandi volumi dove la Matematica avanzata, per la prima volta, fu spiegata con grande chiarezza ed eleganza.
Una nota buffa: le venne intitolata la curva Witch of Agnesi.
In realtà lei la semplicemente spiegò come mai nessuno prima, ma questa era già stata analizzata nel 1666 da Fermat e ri-scoperta da Guido Grandi nel 1718, che la chiamò Versiera, dal latino Sinus versus (seno contrario, nemico); tale nome -ai tempi- indicava anche le streghe e da lì nacque la traduzione un po' traballante di Witch...
Testi matematici a parte, in realtà Agnesi fu tutto fuorché una strega!
I suoi libri furono accolti con grande entusiasmo e furono considerati come i migliori testi divulgativi di Analisi della storia.
L'imperatrice d'Austria Maria Teresa le inviò un anello di brillanti e un prezioso cofanetto, come segni di stima.
Ancora di più fece l'illuminato Papa Benedetto XIV: la propose per una cattedra di Analisi Matematica (aveva già offerto una cattedra anche a Laura Bassi).
Tale proposta venne accettata all'unanimità dall'Università di Bologna.
Sorprendentemente Gaetana rifiutò.
Ecco le sue parole:
<<L'uomo deve sempre operare per un fine, il cristiano per la gloria di Dio; finora spero che il mio studio sia stato a gloria di Dio, perché giovevole al prossimo, ed unito all'obbedienza, essendo tale la volontà e genio di mio Padre: ora, cessando questa, trovo modi e mezzi migliori per servire Dio e giovare al prossimo.>>
Suo padre era morto e lei fu finalmente libera di assecondare il suo spirito religioso.
Abbandonate le lingue e la matematica, si dedicò interamente alla religione: la casa di famiglia venne trasformata in un rifugio per le povere malate.
Tutti i beni (compreso l'anello donatele dall'imperatrice) vennero venduti e arrivò persino ad elemosinare per poter organizzare e mantenere un ospedale, dove si trasferì.
Il vescovo la invitò a visitare e poi dirigere il reparto femminile del neo-nato Pio Albergo Trivulzio.
Accettò e si trasferì lì, insistendo per pagare l'affitto.
Dopo aver approfondito ulteriormente i suoi studi teologici, le venne concesso di insegnare ufficialmente catechismo: era la prima volta che una donna otteneva questo incarico.
A 55 anni assunse la direzione del Pio Albergo Trivulzio.
Divorata dalla malattia, resistette altri 26 anni, prodigandosi per i pazienti.
Morì agli inizi del 1799 e venne sepolta in una fossa comune, dove venne quasi completamente dimenticata.
Oggi è possibile osservare un suo busto a Palazzo Brera, a Milano: giusto riconoscimento per le sue doti intellettive e spirituali.
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