I sette principi del Bushido.
I samurai erano la casta guerriera del Giappone.
Inizialmente esisteva una buona mobilità fra gli strati della popolazione, tanto che molti samurai, una volta arricchiti, sceglievano di diventare contadini.
Ironia della sorte, la netta separazione delle classi fu operata principalmente da Toyotomi Hideyoshi (1536-1598), un contadino diventato prima samurai e poi daimyo (signore locale).
Un samurai però non era solo un guerriero, ma doveva essere anche un artista, un letterato, un poeta o uno scienziato...
"La cultura e le armi sono come le due ali di un uccello" scriveva un samurai del XVIII secolo.
Oltre a ciò, i guerrieri giapponesi dovevano essere puliti, avere una buona preparazione filosofica e religiosa, seguire un' etichetta (rigida fino alla follia, agli occhi dell'occidentale poco informato).
Essa è riassunta nel Bushido.
Il Bushido (la Via del Guerriero) è un codice di condotta dei samurai, stilato da Tsuramoto Tashiro, che raccolse le regole scritte dal monaco-samurai Yamamoto Tsunetomo (1659-1719) nel famoso testo Hagakure (All'ombra delle foglie).
Tali regole affondano le loro radici in componenti religiose, filosofiche, etiche e sociali.
Grandissimo peso hanno avuto lo Shintoismo, il Confucianesimo e il Buddhismo Zen.
Lo Shintoismo è la religione tipica del Giappone, presente fin dalla preistoria.
Prevede l'adorazione dei kami (divinità) che possono essere elementi naturali, esseri divini propriamente detti o persone del passato.
L'imperatore viene considerato il discendente della grande dea Amaterasu e come tale adorato.
E' una religione molto nazionalista.
Lo Shintoismo si fuse presto con il Confucianesimo cinese, una religione particolare che dà poco peso al lato trascendentale (praticamente equivalente a quello del Taoismo), per concentrasi sull'etica e sul bene sociale.
Deriva dagli insegnamenti di Confucio (551-479 a.C.).
Pone molto l'accento sulle "cinque relazioni" (sovrano-suddito, genitore-figlio, marito-moglie, fratello maggiore-fratello minore, amico-amico), creando un complesso di regole rigide.
Il Buddhismo Zen nasce nel XII-XIII secolo come derivato giapponese del Buddhismo Chan.
Riduce la tecnica ascetica alla sola meditazione (Zen) che -tra l'altro- non deve concentrarsi su alcun oggetto, per quanto elevato esso sia (compresi gli dei o l'Illuminazione stessa).
Spesso si fa uso di Ko-an, ovvero indovinelli senza risposta, creati proprio per sconfiggere il ragionamento logico.
Lo scopo è quello di ottenere l'Illuminazione improvvisa (Satori), ovvero la percezione dell'identità con la vacuità.
Punto chiave del Buddhismo è l'impassibilità.
Shintoismo e Buddhismo si sono lentamente integrati, anche se ci sono stati periodi di forte rivalità.
I samurai ereditarono dunque il nazionalismo e la fedeltà dallo Shintoismo, le complesse regole sociali dal Confucianesimo e l'assoluta padronanza di sé dallo Zen.
Il nobile guerriero giapponese doveva possedere:
-Giri (senso del dovere),
-Shiki (risolutezza),
-Ansha (generosità),
-Fudo (fermezza d'animo),
-Doryo (magnanimità),
-Ninyo (umanità).
Come fare ad ottenere tali caratteristiche?
Tramite i sette principi del Bushido.
Vediamoli nel dettaglio.
GI (onestà e giustizia).
"Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone, ma da te stesso.
Il vero samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia.
Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato".
Un samurai non ha dubbi.
Viene detto che "deve prendere le decisioni nel tempo massimo di sette respiri".
Esiste il bianco e il nero; ogni sfumatura, ogni incertezza non può essere tollerata.
Questo non deve far pensare a un'auto-gestione libera, figlia dell'anarchia spirituale e dello strisciante relativismo di oggi: la morale deriva da un rigidissimo complesso di regole sociali.
YU (eroico coraggio).
"Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere.
Un samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno e meraviglioso.
L'eroico coraggio non è cieco, ma intelligente e forte".
Azione.
Non bisogna nascondersi o reprimersi per il quieto vivere.
L'ignavia è inconcepibile.
Oggi in tanti (stra)parlano di libertà, ma assurdamente fondano la loro vita sull'ipocrita frase "vivi e lascia vivere".
Pigrizia morale, desertificazione spirituale, vita da schiavi.
JIN (compassione).
"L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte, diverso dagli altri.
Egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune.
Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e, se l'opportunità non si presenta, egli fa di tutto per trovarne una".
Il fondamento stesso del Buddhismo: essere impassibili, ma contemporaneamente mostrare compassione.
Un'apparente assurdità.
Una persona deve affinare le proprie qualità, diventare superiore.
Tali capacità devono però essere utilizzate per il bene degli altri, altrimenti sono inutili.
Nessun uomo è un'isola.
Viviamo in una società ed è giusto aiutarci a vicenda, sia da un punto di vista morale che logico.
REI (gentile cortesia).
"I samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la loro forza.
Un samurai è gentile anche con i nemici.
Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale.
Il samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia, ma anche per come interagisce con gli altri uomini".
Rispetto per il nemico.
Essere forte non vuol dire essere feroce.
L'etichetta del samurai è rigidissima, ogni suo gesto è calibrato e codificato.
Questo permette di trasudare superiorità: ogni eccesso è bandito e inutile.
A questo punto si può e si deve essere gentili anche con i nemici.
L'etichetta, la ritualità, l'etica ci distinguono dagli animali.
MAKOTO o SHIN (completa sincerità).
"Quando un samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portarea termine l'intenzione espressa.
Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere.
Parlare e agire sono la medesima cosa".
Totale sincerità.
Essa si esprime anche attraverso la risolutezza.
Ogni parola è una promessa, dire equivale a fare.
Un uomo deve essere all'altezza di se stesso, avere credibilità.
Mentire è inconcepibile.
MEIYO (onore).
"Vi è un solo giudice dell'onore del samurai: lui stesso.
Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà.
Non puoi nasconderti da te stesso".
Onore, un concetto oggi abbandonato, addirittura demonizzato e deriso,
Cosa è la vita senza onore, però?
Ogni azione definisce ciò che siamo.
Attenzione a non cadere nel facile errore del relativismo!
Il samurai giudica se stesso alla luce dell'etica imperante, dei mille doveri che ha, del suo ruolo.
Ricordiamo che per un samurai era naturale uccidersi per questioni di onore...
Quando ai 47 ronin fu concesso di sventrarsi da soli (seppuku), nonostante il dolore allucinante di tale morte, essi si sentirono enormemente onorati.
Quanti oggi sono pronti a morire per l'onore?
Una vita lunga, ma inutile è auspicabile?
Quando nulla vale più della vita, la vita stessa diventa inutile.
CHUGI (dovere e lealtà).
"Per il samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario.
Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue.
Il samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura.
Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile".
E' richiesta una forza di carattere immensa per prendersi le proprie responsabilità.
Oggi in tanti decantano questa dote, ma solo superficialmente.
In quanti fanno i furbetti?
Siamo giunti addirittura a legalizzare l'omicidio di bambini innocenti (aborto) per sfuggire ai nostri doveri!
Un samurai dedica la sua vita al signore, quindi ha responsabilità fortissime verso di lui.
La lealtà è un valore che sta sparendo.
Si può essere pronti a morire per difendere gli altri?
Oggi come oggi, molti manager provano a pubblicizzarsi con un aspetto vincente, curando l'aspetto e il vestiario, applicando (goffamente) minimi principi di comunicazione non verbale e affidandosi a libercoli di auto-realizzazione.
Per assurdo, alcuni di loro cercano di applicare i principi della strategia militare dei samurai (Il libro dei cinque anelli).
Invece di insultare la memoria di questi nobili guerrieri, forse dovrebbero leggere i loro principi etico-morali.
Tutti dovremmo.
Il mondo migliorerebbe.
§M§