Gilgameš e Lupin.
Dentro di me -e forse dentro tutti- ci sono due aspetti: Gilgameš e Lupin.
Gilgameš (adattamento accadico di Bilgames) fu un re sumero che regnò su Uruk nel 26° secolo a.C..
Le sue gesta sono raccontate in tutto il vicino Oriente antico.
Per due terzi dio, è un pessimo re, ossessionato dalle donne.
Gli dei non gradiscono e creano Enkidu, un uomo bestiale, come suo avversario.
Inaspettatamente i due diventano amici per la pelle.
Qui faccio una piccola digressione: alcuni ambienti ultra-liberali vorrebbero vedere questo come un'esaltazione del rapporto omosessuale.
Assurdo.
In Mesopotamia l'omosessualità era sinceramente detestata, al punto che in un altro testo viene detto che i gay non sono propriamente esseri umani, essendo stati creati dallo sporco delle unghie del dio Enki.
Secondo altre versioni sarebbero uomini maledetti dalla vivace dea Inanna/Ishtar.
Come se non bastasse, lo sviluppo dell'Epopea di Gilgameš -come vedremo- assume toni decisamente contrari all'omosessualità.
Torniamo alla storia.
Enkidu si sposa con una donna e perde i suoi tratti bestiali.
Gilgameš e l'amico iniziano dunque una serie di avventure, coprendosi di gloria, fino a quando , un brutto giorno, non arrivano a offendere la dea Inanna/Ishtar, famosa per il suo carattere volubile e spinoso.
La punizione è severa: Enkidu muore.
Molto toccante l'elogio funebre cantato da Gilgameš, sconvolto per la perdita dell'amico, ma ancor più dalla consapevolezza che tutti un giorno moriremo.
L'eroe inizia dunque una ricerca per l'immortalità, andando molto vicino a ottenerla.
Gli sfuggirà all'ultimo minuto.
Gli dei non vogliono che gli uomini la ottengano.
"le libellule sorvolano il fiume
il loro sguardo si rivolge al sole,
e subito non c'è più nulla".
Poesia pura.
C'è persino un invito alla leggerezza:
"Quando gli dèi crearono l'umanità,
essi assegnarono la morte per l'umanità,
tennero la vita nelle loro mani.
Così Gilgameš, riempi il tuo stomaco,
giorno e notte datti alla gioia,
fai festa ogni giorno.
Giorno e notte canta e danza,
che i tuoi vestiti siano puliti,
che la tua testa sia lavata, lavati con acqua,
giosci del bambino che tiene (stretta) la tua mano,
possa tua moglie godere al tuo petto:
questo è il retaggio (dell'umanità)."
Il finale però non è insoddisfacente: viene detto che l'uomo può ottenere una sorta di eternità attraverso le sue opere e viene ribadito che nell'Aldilà potrà essere felice solo se avrà avuto figli.
Un elogio all'azione e alla famiglia.
Gilgameš evolve.
Da vizioso a eroe a uomo maturo.
Lui ha un obiettivo: diventare immortale.
Basta distrazioni: tutte le sue energie sono rivolte in questa direzione.
Persino quando fallisce, ottiene delle direttive, un percorso da seguire per raggiungere un traguardo simile.
Lasciare qualcosa ed essere ricordato per sempre.
Cosa c'è di più importante e nobile?
E poi c'è Lupin.
Rupan Sansei, ovvero Lupin III, è il protagonista di una indimenticabile serie di manga e cartoni animati, creato dalla geniale mente di Monkey Punch nel lontano 1967.
Circondato da personaggi memorabili, le sue avventure sconfinano in più generi: dal noir al fantascientifico, senza mai perdere una nota grottesca.
Lupin sostanzialmente è un ladro.
La cosa eccezionale è che il suo scopo primario non è diventare ricco.
Più volte ci ricorda di essere un genio, ma non è neppure la fame di notorietà a muoverlo.
Lupin si diverte.
La sfida, il rischio, persino le immancabili fughe.
A lui piace vivere così.
Se le prime apparizioni sono scanzonate, le ultime sono impregnate di filosofia.
Ricerca di un colpo di scena? Evoluzione naturale del personaggio? Voglia dell'autore di lasciare un testamento? Consapevolezza che i primi fan sono ormai adulti?
Chissà?
Vale però la pena riportare integralmente un dialogo fra il protagonista e il suo migliore amico, turbato da Internet e dalle nuove tecnologie:
"Lupin, perché non la chiudi qui?"
<Chiudere qui cosa?>
"Non è il caso di ritirarsi? Mi secca davvero ammetterlo, ma Enzo ha ragione: i tempi oramai sono cambiati."
<Eh già! Forse non ha tutti i torti.>
"Se devo essere sincero, negli ultimi tempi il mondo è diventato un posto che non capisco. Una volta era tutto più semplice.
Lupin! Nessuno ti conosce così bene come ti conosco io."
<Questo è vero.>
"Solo io posso convincerti a darci un taglio! Non ci riuscirebbe nemmeno Fujiko!"
<...e fu allora che un vecchio e caro amico gli disse:
'ritirati Lupin!'
perché il nemico era potente!
Il più forte che avesse mai incontrato!
I suoi due compagni erano malconci, avevano perso la voglia di lottare! Che ne sarebbe stato di Lupin!? Aveva per caso un piano segreto per cavarsela?>
"Che vai farneticando?"
<Dimmi Jigen, non la senti forse anche tu questa bella musica? Ascoltala molto bene.>
"Quale musica???"
<Una di quelle musiche intriganti che annunciano la riscossa del protagonista. >
"Ascoltami: la vita vera non è un film a lieto fine."
<E allora noi tre faremo in modo che lo sia.>
"Che cosa intendi dire?"
<L'unico spettatore della mia vita sono io. Che senso ha guardare uno spettacolo, se poi non hai nessuna voglia di vedere come va a finire?>
"Che cosa?"
<E' davvero nei guai fino al collo: come farà il nostro eroe ad uscirne? Quello è un avversario terribile! Riuscirà a vincere e a sopravvivere? Speriamo! Io non vedo l'ora di scoprirlo, sai?>
"D'accordo, va bene... e se invece il film a lieto fine non finisse come ti aspetti?"
<Accidentaccio! E io che ci avevo davvero sperato! Ok gente, come non detto... andrà meglio la prossima volta.>
"Lupin! Potrebbe non esserci una prossima volta!"
<Vorrà dire che non avrò altri spettacoli da guardare.>
"!"
<Mio caro Jigen, adesso prendi nota: sarò sempre Lupin III fino alla fine.>
"Sai Lupin? Comincio a sentire anche io quella musica... per me, è il tema della mia riscossa..."
Fantastico.
A Lupin non interessa il mondo esterno.
Lui sa già di essere il protagonista della sua stessa vita.
Seguirà la sua natura fino alla fine, godendosi la vita come viene, coerentemente con ciò che è.
Cosa più importante: non si arrenderà mai.
In questo è simile a Gilgameš, nonostante siano personaggi opposti.
Da una parte il vivere la vita attimo per attimo senza tradire la propria natura, dall'altra un impegno eroico per l'immortalità.
Presente o eternità?
Sono entrambe scelte valide.
Oggi in molti direbbero di scegliere Lupin, ma attenzione!
Non si tratta di maldestra fuga dalle responsabilità.
Non è edonismo.
E' freschezza, certo, ma anche una incrollabile forza di volontà.
Non è meno eroico del re sumero; lo è ancora di più perché non teme la morte.
Se siete schiavi del mondo, non siete Lupin.
Se siete schiavi del mondo, non siete neppure Gilgameš.
Entrambi ci dicono di lasciarci scivolare addosso le piccolezze.
Non è cosa da poco in un mondo di social, dove ogni respiro diventa una catastrofe, dove l'unico comandamento è "mi sento offeso".
Cercherete uno scopo epico?
Preferite godervi la vita (al limite la grandezza arriverà da sé)?
Non importa.
Staccate dai social.
La Scienza ha già dimostrato che distruggono la capacità di focalizzarsi e quindi l'intelligenza.
Smettete di vivere in funzione del parere di fantasmi dello schermo.
Rafforzatevi.
Imparate a ridere delle piccolezze. Affrontate le grandi difficoltà.
Siate incrollabili.
Un re divino e un geniale ladro ci dicono chiaramente che la vita è una.
Gilgameš ci invita a puntare in alto, a lasciare qualcosa, a toccare l'eternità.
Lupin a vivere con leggerezza e a essere veri.
Impegnatevi e divertitevi.
§M§