Un cammello nel letto.
Verso la fine degli anni '50 del XX secolo, Robert Dicke e Brandon Carter presero il principio antropico dalla Filosofia e lo introdussero nel mondo della Fisica.
Cosa dice questo principio?
Semplicemente che l'Universo è fatto così com'è perché altrimenti non saremmo qui ad osservarlo.
In effetti la nostra presenza dipende da una lunga serie di incredibili rarità statistiche: i parametri fisici dell'Universo devono essere proprio questi.
Un esempio è costituito dall'interazione nucleare forte.
La sua intensità è proprio quella giusta!
Se fosse anche solo un po' più intensa o debole, non ci sarebbero gli atomi né -ovviamente- la vita.
Una variazione anche minuscola della massa delle particelle o dell'intensità delle forze, avrebbe conseguenze decisive.
Un altro fattore cruciale è la struttura geometrica dell'Universo.
L'Universo si espande grazie alla misteriosa energia oscura.
Questa è incredibilmente ben calibrata: la relatività generale ci dice che potrebbe assumere valori di intensità totalmente diversi (miliardi di volte superiore o inferiore), invece ha proprio il valore giusto per opporsi alla forza di gravità.
Un impensabile equilibrio che ha permesso la formazione delle stelle e delle galassie.
Per arrivare alla nascita degli esseri umani ci vogliono i fattori giusti e il tempo giusto.
Le forze nucleari (debole e forte) devono avere valori che consentano certe reazioni nucleari e chimiche.
Le stelle devono esistere e devono avere il tempo di formare il carbonio;
devono anche vivere sufficientemente a lungo perché si formino i pianeti.
Sono necessarie certe molecole, certe temperature, certe forze perché si sviluppi la vita.
Siamo incredibilmente fortunati.
Qualcuno ha fatto notare che le stelle sono così tante che lo sviluppo della vita è pressoché garantito.
Le stelle sono indubbiamente tante, ma i fattori necessari per la vita anche.
Questo crea un contrasto fra astronomi e biologi.
A me basta ricordare che il più semplice filamento "utile" di DNA esistente conta circa 500 basi, il che lo rende piuttosto improbabile (1 possibilità su 10^301).
Tanto per farsi un'idea, se tutto l'Universo conosciuto fosse fatto di DNA (e ovviamente non è vero) e questo variasse una volta al secondo (e non è così), comunque avremmo possibilità infinitesimali di azzeccare quella specifica sequenza.
Questo senza contare l'incredibile evoluzione e varietà della vita.
Io sono favorevole all'idea di vita su altri pianeti (abbiamo già trovato batteri extra-terrestri), ma bisogna essere cauti.
Col passare degli anni si è fatta strada anche una branca della Fisica decisamente disorientante: lo studio dei quanti.
Un Universo quantistico ha bisogno di un osservatore, altrimenti tutto quello che avremo sarà solo una probabilità che questo esista.
In altre parole, la comparsa della vita sarebbe un evento necessario, un esito senza il quale l'Universo stesso non potrebbe esistere.
John Barrow e Frank Tipler forniscono un'altra formulazione: uno degli scopi dell'Universo sarebbe l'elaborazione dell'informazione, quindi la nascita di esseri senzienti (capaci di elaborare le informazioni) sarebbe indispensabile per l'esistenza dell'Universo stesso.
Concetti logici e scientifici, ma un po' lontani dal sentire comune, ne sono cosciente.
Il risultato è comunque interessante: l'Universo non solo pare essere costruito per ospitare esseri viventi in generale, ma anche e soprattutto creature senzienti.
Un Universo vasto come il nostro porterebbe senza dubbio all'esistenza di civiltà aliene?
Il grande fisico Enrico Fermi rispose:
"Se l'Universo e in primis la nostra galassia pullula di civiltà sviluppate, dove sono tutti quanti?"
Il Paradosso di Fermi mette in luce una questione importante.
Forse gli alieni esistono, ma sono troppo lontani o disinteressati a noi?
Può essere, ma non possiamo dare per scontato nulla.
Irrilevante.
In fondo sto parlando di esseri intelligenti, non necessariamente solo di umani.
Tutto pare urlare che l'Universo sia proprio così al fine di ospitare la vita.
Un progetto divino.
Esiste una scappatoia?
Sì: alcune teorie sul Multiverso.
Forse esistono molti universi (non abbiamo nessuna prova a favore o contraria): se questi fossero estremamente numerosi (o infiniti) e se avessero leggi e/o caratteristiche fisiche diverse, allora il principio antropico perderebbe tutta la sua efficacia.
Se ogni "bolla antropica" avesse parametri diversi e queste fossero tantissime, prima o poi troveremmo quella adatta alla vita, esattamente come potremmo ottenere 6 molte volte se avessimo a disposizione 1000 lanci di dado.
Se gli universi fossero infiniti, troveremmo senza dubbio un'infinità di opzioni adatte allo sviluppo della vita.
Il Multiverso (mai provato, ricordiamolo) distruggerebbe il principio antropico, ma non l'idea di Dio, in quanto rimarrebbe la grande domanda sul "perché".
In mancanza di prove del Multiverso, rimane da dire che siamo fortunati a livello inconcepibile.
O forse no.
La nostra presenza in questo istante della storia del cosmo, col giusto equilibrio di energia oscura e gravità, con la perfetta concomitanza di innumerevoli parametri fisici... va oltre la semplice fortuna.
Alcuni atei aggirano però l'ostacolo.
La realtà è così perché è così.
Se fosse diversa, non saremmo qui a discuterne.
Francamente mi pare una mancanza di onestà intellettuale e spirito scientifico.
Se un giorno vi svegliaste e trovaste nel vostro letto un cammello, cerchereste di capire cosa è successo o vi girereste dicendo "è così"?
§M§