Le prostitute di Ishtar?
Si fa un gran parlare di "prostituzione sacra", una pratica che sarebbe stata particolarmente presente nel vicino Oriente antico, ma la questione è spesso stata trattata in modo superficiale, per non dire errato.
Una doverosa premessa: molti studiosi moderni (fra i quali Budin, Assante, Kramer e Pirenne-Delforge) credono che la prostituzione sacra propriamente detta non sia mai realmente esistita.
Come mai questa posizione?
Un fattore importante è la scarsità e poca attendibilità delle fonti, da un punto di vista storico.
Probabilmente la citazione più antica appare nel Deuteronomio (1200 a.C. circa), nel quale si condanna apertamente la prostituzione e la si mette vagamente in relazione con le attività del tempio.
Bisognerà aspettare il V secolo a.C. per una descrizione effettiva del fenomeno, grazie a Erodoto, che -nel suo Storie- citerà la pratica della prostituzione sacra a Babilonia.
Le altre testimonianze sono estremamente tardive (vari secoli dopo Cristo): facile immaginare come tutto possa essere stato travisato.
In cosa consisterebbe dunque questa prostituzione sacra?
Davvero esistevano sacerdotesse che si concedevano per denaro?
Davvero tutte le giovani dovevano prostituirsi almeno una volta nella vita?
Davvero era la potente dea Ishtar a richiederlo?
Sì e no.
Cominciamo a capire chi fosse questa fantomatica dea Ishtar, che ha goduto di una grandissimo successo in passato, diffondendosi in più paesi coi nomi più disparati, fino a influenzare la nascita della più conosciuta Afrodite greca.
Presso i sumeri vigeva un complesso politeismo, che contava letteralmente centinaia di dei; fra tutti i più importanti erano An, Enlil, Enki e Ninhursaga.
Quest'ultima era una dea associata alle montagne e alla terra e -come spesso accade per le dee di questo tipo- venne anche ad assolvere un ruolo di dea madre.
In un pantheon piuttosto propenso al dominio maschile, spiccava comunque un'altra dea: Inanna, dea del pianeta Venere, della guerra, della pioggia e -in seguito- della bellezza.
Nel corso dei secoli avvenne un'interessante fusione fra le due dee, creando -per così dire- Ishtar.
In seguito anche altre dee straniere vennero associate a Ishtar, portando ad una figura estremamente complessa e ricca di caratteristiche, spesso contrastanti.
Si giunse quindi ad una figura divina femminile che includeva aspetti guerrieri, ma anche procreativi e lussuriosi; una dea dell'amore e della femminilità in ogni suo aspetto, da quello materno a quello sensibile a quello più prettamente erotico.
Questa ultima caratteristica portò a quella che molti studiosi descrivono come una mala interpretazione del culto.
Fin dai tempi di Sumer, il re compiva un atto sessuale estremamente ritualizzato una volta all'anno, al fine di rendere onore ai principi maschile e femminile che regolano l'universo, favorendo -per "simpatia"- la fertilità dei campi.
Verosimilmente si trattava di un rituale estremamente antico.
Col passare dei millenni e con l'arrivo di genti semitiche, questo culto venne ingigantito e deformato.
La potentissima casta sacerdotale arrivò a promuovere l'uso del rito sessuale anche alle sacerdotesse e -in seguito- alla popolazione.
Come mai?
Essenzialmente per due cause.
Prima di tutto per una mera questione economica.
In secondo luogo perché la donna non godeva di una buona condizione: molti documenti legali dei tempi la descrivono semplicemente come una proprietà.
Come vivevano questa nuova tradizione i popoli della Mesopotamia?
Al contrario di quel che molti pubblicizzano: male, molto male.
Le sacerdotesse si giustificavano (come appare in una tavoletta) con frasi tipo:
"Ciò che è buono in vista di un uomo è male per un dio.
Ciò che è male alla mente di un uomo è buono per il suo dio.
Chi può comprendere il consiglio degli dèi in cielo?
Il piano di un dio è acque profonde, che si può capire di esso?
Dove la confusa umanità può mai imparare cosa guida la mente di un dio?"
Cosa ci porta a pensare questo?
Semplicemente ai tempi la morale imposta dalla religione si stava allontanando dalla morale naturale percepita dagli uomini (e dai culti precedenti!).
Ben pochi furono convinti da frasi come quelle, promosse verosimilmente dalla casta sacerdotale e non dagli dei...
I testi confermano che il popolo detestava fortemente prostitute e omosessuali: erano anche puniti severamente dalla legge, ma potevano trovare rifugio nei templi di Ishtar.
Questo portò ad un progressivo allontanamento dalla dea che venne addirittura canzonata in alcune opere come l'epopea di Gilgamesh, dove si dice che è una femmina senza ritegno che copula con uomini e animali...
In alcuni testi venne addirittura chiamata "colei che accetta tutti", in senso sessuale.
A gettare benzina sul fuoco ci pensarono i popoli vicini e le culture successive che demonizzarono non poco questa pratica.
...Ma si trattava davvero di prostituzione come noi la intendiamo?
No.
Sempre ricordando che non abbiamo neppure certezza che sia mai esistita, non si può in ogni caso parlare di prostituzione sacra.
Rifacendoci alle fonti a nostra disposizione, sappiamo che l'amplesso era incredibilmente ritualizzato.
Punto basilare è che gli uomini non pagavano la sacerdotessa, ma lasciavano un obolo alla dea.
Non esistevano cifre prestabilite, quindi talvolta si trattava di somme estremamente misere, che comunque non finivano (teoricamente) in tasca alla ragazza che si concedeva.
Tutto era estremamente ritualizzato: vestiti, posizioni, presenza di altre persone.
In vari testi si sottolinea un fattore particolare: sia la femmina che il maschio copulavano "senza nessuna volontà di piacere fisico".
Non si trattava quindi di maschi che squallidamente pagavano donne per ottenere godimento: questa interpretazione fu data dalle altre religioni che volevano stigmatizzare tutto il processo.
Si trattava invece di un rito, fortemente simbolico, asettico per certi versi, nel quale due persone simulavano l'interazione del principio maschile e quello femminile.
Un rito prettamente religioso, digiuno dal piacere fisico, con un' offerta in denaro che rappresentava nulla più che un obolo alla dea.
Sfortunatamente l'avidità della casta sacerdotale, il femminismo disperato e il pregiudizio degli altri popoli hanno deformato quello che agli inizi era un affettuoso e rispettoso dono agli dei.
§M§
RIFERIMENTI:
-A.VV., Ancient Near East Law; Code of Hammurabi, Babylonian Law, Maat, Code of Ur-Nammu, Lipit-Ishtar, Laws of Eshnunna, Cuneiform Law, Hittite Laws
-A.VV., Bibbia
-A.VV., Il vicino Oriente antico
-A. VV., Tanakh
-J. Assante, Ancient Art and Its Historiography
-Z. Bahrani, Women of Babylon: Gender and Representation in Mesopotamia.
-J. Black, A. Green, Gods, Demons and Symbols of Ancient Mesopotamia: An Illustrated Dictionary
-G. Boson, E. Bergmann, La religione sumero-accadica e assiro-babilonese
-J. Bottero, T. Lavender Fagan, Religion in Ancient Mesopotamia
-S. Budin, The Myth of Sacred Prostitution in Antiquity
-S. Dalley, Myths from Mesopotamia: Creation, the Flood, Gilgamesh, and Others
-Erodoto, Storie, V. II
-Eusebio, Chronicon, V. III
-G. Filoramo, Storia delle religioni. 1.Le religioni antiche
-A. Frandi-Coory, Whatever Happened to Ishtar?
-J. Frazer, Il ramo d'oro
-Hammurabi, Codice di Hammurabi
-S.N. Kramer, The Sacred Marriage Rite: Aspects of Faith, Myth and Ritual in Ancient Sumer
-S. N. Kramer, The Sumerians: Their History, Culture, and Character
-S. Langdon, Tammuz and Ishtar: a monograph upon Babylonian religion and theology containing extensive extracts from the Tammuz liturgies and all of the Arbela oracles
-K.R. Nemet-Nejat, Daily Life in Ancient Mesopotamia
-N. Qualls-Corbett, M. Woodman, The Sacred Prostitute: Eternal Aspect of the Feminine
-K. Reilly, Readings in World Civilizations: The Development of the Modern World
-C. Saporetti, Abolire le nascite
-V. Schomp, Ancient Mesopotamia: The Sumerians, Babylonians, And Assyrians
-D. Wolkstein, S.N. Kramer, Inanna, Queen of Heaven and Earth: Her Stories and Hymns from Sumer
Una doverosa premessa: molti studiosi moderni (fra i quali Budin, Assante, Kramer e Pirenne-Delforge) credono che la prostituzione sacra propriamente detta non sia mai realmente esistita.
Come mai questa posizione?
Un fattore importante è la scarsità e poca attendibilità delle fonti, da un punto di vista storico.
Probabilmente la citazione più antica appare nel Deuteronomio (1200 a.C. circa), nel quale si condanna apertamente la prostituzione e la si mette vagamente in relazione con le attività del tempio.
Bisognerà aspettare il V secolo a.C. per una descrizione effettiva del fenomeno, grazie a Erodoto, che -nel suo Storie- citerà la pratica della prostituzione sacra a Babilonia.
Le altre testimonianze sono estremamente tardive (vari secoli dopo Cristo): facile immaginare come tutto possa essere stato travisato.
In cosa consisterebbe dunque questa prostituzione sacra?
Davvero esistevano sacerdotesse che si concedevano per denaro?
Davvero tutte le giovani dovevano prostituirsi almeno una volta nella vita?
Davvero era la potente dea Ishtar a richiederlo?
Sì e no.
Cominciamo a capire chi fosse questa fantomatica dea Ishtar, che ha goduto di una grandissimo successo in passato, diffondendosi in più paesi coi nomi più disparati, fino a influenzare la nascita della più conosciuta Afrodite greca.
Presso i sumeri vigeva un complesso politeismo, che contava letteralmente centinaia di dei; fra tutti i più importanti erano An, Enlil, Enki e Ninhursaga.
Quest'ultima era una dea associata alle montagne e alla terra e -come spesso accade per le dee di questo tipo- venne anche ad assolvere un ruolo di dea madre.
In un pantheon piuttosto propenso al dominio maschile, spiccava comunque un'altra dea: Inanna, dea del pianeta Venere, della guerra, della pioggia e -in seguito- della bellezza.
Nel corso dei secoli avvenne un'interessante fusione fra le due dee, creando -per così dire- Ishtar.
In seguito anche altre dee straniere vennero associate a Ishtar, portando ad una figura estremamente complessa e ricca di caratteristiche, spesso contrastanti.
Si giunse quindi ad una figura divina femminile che includeva aspetti guerrieri, ma anche procreativi e lussuriosi; una dea dell'amore e della femminilità in ogni suo aspetto, da quello materno a quello sensibile a quello più prettamente erotico.
Questa ultima caratteristica portò a quella che molti studiosi descrivono come una mala interpretazione del culto.
Fin dai tempi di Sumer, il re compiva un atto sessuale estremamente ritualizzato una volta all'anno, al fine di rendere onore ai principi maschile e femminile che regolano l'universo, favorendo -per "simpatia"- la fertilità dei campi.
Verosimilmente si trattava di un rituale estremamente antico.
Col passare dei millenni e con l'arrivo di genti semitiche, questo culto venne ingigantito e deformato.
La potentissima casta sacerdotale arrivò a promuovere l'uso del rito sessuale anche alle sacerdotesse e -in seguito- alla popolazione.
Come mai?
Essenzialmente per due cause.
Prima di tutto per una mera questione economica.
In secondo luogo perché la donna non godeva di una buona condizione: molti documenti legali dei tempi la descrivono semplicemente come una proprietà.
Come vivevano questa nuova tradizione i popoli della Mesopotamia?
Al contrario di quel che molti pubblicizzano: male, molto male.
Le sacerdotesse si giustificavano (come appare in una tavoletta) con frasi tipo:
"Ciò che è buono in vista di un uomo è male per un dio.
Ciò che è male alla mente di un uomo è buono per il suo dio.
Chi può comprendere il consiglio degli dèi in cielo?
Il piano di un dio è acque profonde, che si può capire di esso?
Dove la confusa umanità può mai imparare cosa guida la mente di un dio?"
Cosa ci porta a pensare questo?
Semplicemente ai tempi la morale imposta dalla religione si stava allontanando dalla morale naturale percepita dagli uomini (e dai culti precedenti!).
Ben pochi furono convinti da frasi come quelle, promosse verosimilmente dalla casta sacerdotale e non dagli dei...
I testi confermano che il popolo detestava fortemente prostitute e omosessuali: erano anche puniti severamente dalla legge, ma potevano trovare rifugio nei templi di Ishtar.
Questo portò ad un progressivo allontanamento dalla dea che venne addirittura canzonata in alcune opere come l'epopea di Gilgamesh, dove si dice che è una femmina senza ritegno che copula con uomini e animali...
In alcuni testi venne addirittura chiamata "colei che accetta tutti", in senso sessuale.
A gettare benzina sul fuoco ci pensarono i popoli vicini e le culture successive che demonizzarono non poco questa pratica.
...Ma si trattava davvero di prostituzione come noi la intendiamo?
No.
Sempre ricordando che non abbiamo neppure certezza che sia mai esistita, non si può in ogni caso parlare di prostituzione sacra.
Rifacendoci alle fonti a nostra disposizione, sappiamo che l'amplesso era incredibilmente ritualizzato.
Punto basilare è che gli uomini non pagavano la sacerdotessa, ma lasciavano un obolo alla dea.
Non esistevano cifre prestabilite, quindi talvolta si trattava di somme estremamente misere, che comunque non finivano (teoricamente) in tasca alla ragazza che si concedeva.
Tutto era estremamente ritualizzato: vestiti, posizioni, presenza di altre persone.
In vari testi si sottolinea un fattore particolare: sia la femmina che il maschio copulavano "senza nessuna volontà di piacere fisico".
Non si trattava quindi di maschi che squallidamente pagavano donne per ottenere godimento: questa interpretazione fu data dalle altre religioni che volevano stigmatizzare tutto il processo.
Si trattava invece di un rito, fortemente simbolico, asettico per certi versi, nel quale due persone simulavano l'interazione del principio maschile e quello femminile.
Un rito prettamente religioso, digiuno dal piacere fisico, con un' offerta in denaro che rappresentava nulla più che un obolo alla dea.
Sfortunatamente l'avidità della casta sacerdotale, il femminismo disperato e il pregiudizio degli altri popoli hanno deformato quello che agli inizi era un affettuoso e rispettoso dono agli dei.
§M§
RIFERIMENTI:
-A.VV., Ancient Near East Law; Code of Hammurabi, Babylonian Law, Maat, Code of Ur-Nammu, Lipit-Ishtar, Laws of Eshnunna, Cuneiform Law, Hittite Laws
-A.VV., Bibbia
-A.VV., Il vicino Oriente antico
-A. VV., Tanakh
-J. Assante, Ancient Art and Its Historiography
-Z. Bahrani, Women of Babylon: Gender and Representation in Mesopotamia.
-J. Black, A. Green, Gods, Demons and Symbols of Ancient Mesopotamia: An Illustrated Dictionary
-G. Boson, E. Bergmann, La religione sumero-accadica e assiro-babilonese
-J. Bottero, T. Lavender Fagan, Religion in Ancient Mesopotamia
-S. Budin, The Myth of Sacred Prostitution in Antiquity
-S. Dalley, Myths from Mesopotamia: Creation, the Flood, Gilgamesh, and Others
-Erodoto, Storie, V. II
-Eusebio, Chronicon, V. III
-G. Filoramo, Storia delle religioni. 1.Le religioni antiche
-A. Frandi-Coory, Whatever Happened to Ishtar?
-J. Frazer, Il ramo d'oro
-Hammurabi, Codice di Hammurabi
-S.N. Kramer, The Sacred Marriage Rite: Aspects of Faith, Myth and Ritual in Ancient Sumer
-S. N. Kramer, The Sumerians: Their History, Culture, and Character
-S. Langdon, Tammuz and Ishtar: a monograph upon Babylonian religion and theology containing extensive extracts from the Tammuz liturgies and all of the Arbela oracles
-K.R. Nemet-Nejat, Daily Life in Ancient Mesopotamia
-N. Qualls-Corbett, M. Woodman, The Sacred Prostitute: Eternal Aspect of the Feminine
-K. Reilly, Readings in World Civilizations: The Development of the Modern World
-C. Saporetti, Abolire le nascite
-V. Schomp, Ancient Mesopotamia: The Sumerians, Babylonians, And Assyrians
-D. Wolkstein, S.N. Kramer, Inanna, Queen of Heaven and Earth: Her Stories and Hymns from Sumer