La Scienza dell'anima.
Scienza e religione non sono in contrasto, questo è evidente.
Anche escludendo il fatto che la Scienza è storicamente nata solo grazie alla Fede religiosa, rimane un punto importante: le due discipline rispondono a domande diverse.
Nonostante questa premessa, i due mondi non sono del tutto isolati.
Alla religione poco importa delle proprietà di una data molecola; tuttavia se tali proprietà ci portano a riflettere sull'improbabile e fantastico equilibrio del tutto, allora anche la Scienza ci porterà verso la spiritualità.
Uno dei temi più ostici da trattare è senza dubbio l'anima.
Non abbiamo prove concrete della sua esistenza, al di fuori delle meditazioni religiose e di alcune testimonianze tutte da verificare.
Esiste un concetto scientifico che ci permetta di ragionare sull'anima?
Sì e no.
Ultimamente si fa un gran parlare di informazione.
Di cosa si tratta?
L'informazione solitamente viene definita come una proprietà relativa all'arrangiamento delle particelle.
Cosa vuol dire?
Immaginate un insieme di atomi di carbonio... arrangiateli in un certo modo e avrete del carbone, disponeteli in un altro modo e otterrete diamanti!
Gli atomi son gli stessi, ciò che cambia è l'informazione.
Aggiungendo altri atomi potremmo ottenere una banana o uno scoiattolo!
I costituenti di qualunque cosa nell'Universo -per quel che ne sappiamo- sono sostanzialmente sempre gli stessi... senza informazione non ci sarebbero differenze.
La Meccanica quantistica ci dice che l'informazione è indistruttibile: può cambiare "forma", ma non può essere persa.
Un altro esempio: se bruciamo un pezzo di carta, otteniamo cenere.
La cenere non può tornare a essere carta, se facciamo un discorso pratico...
tuttavia se noi fossimo in grado di collezionare ogni singolo atomo (della cenere e del fumo) e di conoscere perfettamente le proprietà del calore irradiato da quel fuoco, potremmo -in teoria- ricostruire il pezzo di carta.
Questo perché l'informazione non è andata persa, è solo difficile da leggere.
Se potessimo misurare ogni singola particella e radiazione dell'Universo, potremmo registrare tutta l'informazione presente e quindi vedere tutta la storia fino al Big Bang (e forse oltre).
Nella realtà i buchi neri rendono l'impresa ancora più ardua di quel che già non sarebbe, ma credo che il concetto sia chiaro.
L'informazione può essere collegata in qualche modo all'anima?
Paradossalmente una possibile riflessione può nascere analizzando un'idea di Penrose.
Penrose è uno scienziato ateo: è importante specificarlo perché lui stesso ci tiene a dire che le sue teorie non sono nate come uno studio dell'anima.
In breve -con l'aiuto dell'anestesista Hameroff- ha formulato la teoria Orch-Or (Orchestred Objective Reduction), secondo la quale la coscienza sarebbe una sorta di programma per contenuti quantistici nel cervello.
Il fulcro della teoria risiede nelle presunte proprietà quantistiche dei microtubuli presenti all’interno dei neuroni.
Quel che siamo dipenderebbe dall'informazione che -dopo la nostra morte- tornerebbe all'Universo.
E' proprio così?
Molti scienziati (specialmente atei) inorridiscono all'idea che possa esistere un quadro così vicino a dimostrare qualcosa di assimilabile all'anima.
In realtà prove non ce ne sono, né a favore né contrarie, quindi la Scienza dovrebbe rimanere cautamente possibilista.
Certo è che la teoria è coerente con quel che sappiamo sui microtubuli, sull'informazione e sulla Meccanica Quantistica.
Fatte le dovute premesse sull'ateismo di Penrose e sulla mancanza di prove, possiamo ragionare un po' senza cadere in sensazionalismi e senza abbandonare l'onestà intellettuale.
Poniamo che davvero ciò che siamo sia l'informazione indistruttibile.
Quali le conclusioni?
Prima di tutto, l'io che sopravvive anche dopo la morte è pressoché equivalente all'anima.
Punto interessante.
Se i nostri pensieri, le sensazioni, le emozioni e le nostre storie stesse creano informazione come tutto, il concetto diventa ancora più intrigante.
Dopo morti, cosa succede al nostro bagaglio d informazioni?
Penrose risponde con un vago "torna all'Universo".
La questione è molto più interessante e profonda di quel che non potrebbe sembrare.
L'Induismo advaita ha affrontato la questione millenni fa: dopo la morte l'anima si dissolve nel tutto, facendone parte.
Le anime di tutti (uomini, animali, Dei...) si unirebbero definitivamente.
Secondo molte religioni orientali e non, questa unione esiste già.
Come negarlo?
L'informazione non è isolata!
Tutto si basa sull'interazione, al punto che parlare di "sé" non ha senso: la famosa Illuminazione del Buddhismo si basa principalmente su questo concetto, volendo semplificare in un modo che è quasi sacrilego.
Capirlo da vivi porterebbe indubbiamente a uno stato di coscienza estremamente elevato.
Le divisioni personali sono dunque una mera illusione secondo Induismo e Buddhismo; la Scienza concorda.
Gli occidentali non sussultino: potrebbero esistere "bolle" di informazione che manterrebbero un certo grado di individualità.
Chissà?
Se si parla di informazione, entrambe queste opzioni contrastanti potrebbero essere vere contemporaneamente.
Quasi tutte le religioni però parlano di Inferno e Paradiso: come potremmo affrontare questi elementi alla luce dell'informazione?
Facendo un rischioso volo di fantasia.
Forse le informazioni più simili sono più compatibili e si "avvicinano" di più.
Pensateci: un ambiente dove tutti sono malvagi non sarebbe forse un Inferno?
Altresì, un ambiente dove tutti sono buoni, non sarebbe forse un Paradiso?
La reincarnazione -d'altro canto- ventila la possibilità che le nostre informazioni possano essere nuovamente intrappolate nella materia, forse perché "respinte" dalle altre.
Perché no?
Certo tutto questo è un azzardo.
A questo punto perché non porci la domanda suprema?
Questa teoria può dirci qualcosa di Dio?
Poco.
L'Induismo si può dividere in due grandi rami: il già citato advaita e il dvaita.
Il primo afferma che anche il Dio supremo fa parte del tutto: chi muore farà letteralmente parte di Dio.
A questo punto parlare di un Dio cosciente o di un'energia incosciente diventa insensato: per quanto contro-intuitivo, entrambe le opzioni possono essere corrette allo stesso tempo.
Secondo il ramo dvaita e secondo le religioni occidentali (Cristianesimo compreso), Dio è l'unica entità a non far parte del tutto: sarebbe una realtà a parte, ancora maggiore, alla quale noi possiamo aggrapparci "come un cucciolo di scimmia a sua madre".
Quale delle due opzioni è corretta?
Cercando una causa alla realtà, propendo per il secondo scenario, ma non abbiamo elementi per poterlo dire con certezza.
Per quel che ne sappiamo le nostre informazioni andranno a unirsi a quelle dell'Universo. Punto.
Dio potrebbe farne parte o potrebbe semplicemente abbracciarci.
Entrambe le possibilità sono piuttosto piacevoli, in fondo.
Ovviamente non abbiamo prove che questi miei pensieri siano corretti, è bene ribadirlo.
Tuttavia sarebbe davvero bello se -anche questa volta- la Scienza ci mostrasse chiaramente ciò che la Fede ci ha fatto intravedere in modo crepuscolare.
E' già successo molte volte.
In fondo, la Fede ha molti punti in comune con l'intuizione e il colpo di genio, ma proprio per questo può appoggiarsi al duro e metodico lavoro della sua cara figlia: la Scienza.
§M§