La Fede atea.
Negli ultimi tempi sempre più persone abbracciano il Neo-Ateismo o Axteismo, una forma particolarmente aggressiva di Ateismo anti-religioso, guidate dal controverso leader Richard Dawkins.
L'idea base è che i credenti sarebbero stupidi perché guidati dalla Fede (e questa sarebbe contraria alla ragione).
Già osservando che la vasta maggioranza degli scienziati è credente, viene un po' da sorridere leggendo tale affermazione, ma vi è un punto ancora più importante: l'Ateismo è una Fede.
Molti protesteranno dopo aver letto questa frase, ma analizziamo la situazione.
Cos'è la Fede?
féde (poet. fé) s. f. [lat. fĭdes]. – 1. a. Credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull’autorità altrui più che su prove positive.
In altre parole Fede vuol dire credere senza prove.
Detto questo, gli atei più preparati come Margherita Hack e Marcus Du Sautoy ammettono tranquillamente che l'Ateismo è una scelta fideistica.
Altri rimangono più ostili a tale definizione, appellandosi all'Onere della Prova.
Cristopher Hitchens cita Euclide: "ciò che può essere asserito senza prove concrete può essere anche rifiutato senza prove concrete".
Una frase più agnostica che atea, ma molti atei la utilizzano comunque.
Esso è affine al brocardo latino Affirmandi incumbit probatio ( "la prova spetta a chi afferma").
Cominciamo a dire subito che tale principio è giuridico, non logico o scientifico.
Indubbiamente valido quando si presenta un ventaglio di possibilità, perde efficacia logica in un sistema a due opzioni, dove ogni negazione diventa affermazione del contrario.
Esempio: se effettuo un tiro valido di dadi e nego che sia uscito un numero pari, sto implicitamente dicendo che è uscito un numero dispari.
Gli atei affermano la non esistenza di Dio.
Se la affermano, devono fornire prove.
Da un punto di vista scientifico le cose sono ancora più chiare: il metodo scientifico pretende prove anche (e secondo alcuni soprattutto) per confutare.
Volendo schematizzare:
-prove a favore: idea confermata;
-prove contrarie: idea confutata;
-assenza di prove: giudizio sospeso.
Come direbbe il grande astronomo agnostico anti-religioso Carl Sagan:
"L'assenza di una prova non è la prova di un'assenza."
Esempio: Plutone è stato scoperto nel 18 febbraio del 1930. Prima non esisteva?
Il giudizio di Sagan è impietoso:
"Un ateo è qualcuno che sa che Dio non esiste. Secondo alcune definizioni, l'ateismo è molto stupido."
Abbiamo dunque appurato che gli atei sono tenuti a presentare prove a favore della loro idea, se non vogliono essere classificati come fedeli.
Esistono prove?
A livello scientifico no, ma molti pensatori hanno cercato qualche argomentazione logica e filosofica.
Analizziamole.
Un'argomentazione citata spesso è il famoso Rasoio di Occam.
Guglielmo di Ockham -suo ideatore- era un teologo francescano.
Francamente non ho mai capito come mai quasi tutte le argomentazioni atee si basino su dubbi di famosi religiosi, già ampiamente risolti da loro stessi.
Comunque sia, in cosa consiste il Rasoio di Occam?
E' un principio metodologico che suggerisce l'inutilità di formulare più ipotesi di quelle che siano necessarie per spiegare un dato fenomeno, quando quelle iniziali siano sufficienti.
Una lode alla semplicità, insomma.
L'applicazione degli atei: invece che dire che l'Universo è stato creato da Dio, è più semplice affermare che l'Universo sia sempre esistito.
Triplice errore.
Prima di tutto il rasoio di Occam è un principio metodologico, non una verità assoluta: la semplificazione non porta necessariamente alla verità.
In secondo luogo l'Universo presenta un gran numero di elementi, regolati da inconcepibili anomalie statistiche.
Karl Menger disse: "è vano fare con poco ciò che richiede molto".
Infine è bene ricordare che -per quanto ne sappiamo oggi- l'Universo non è sempre esistito.
A questo punto Dawkins fa notare che un essere capace di creare, organizzare e vigilare sull'Universo non può essere semplice.
Dio necessita di una spiegazione "mastodontica", statisticamente improbabile quanto il supposto Creatore.
Tralasciamo il fatto che non tutte le religioni concordano sul fatto che Dio sia anche creatore...
Chi dice che la perfezione o l'enorme potere debbano essere complicate?
Qualunque artista potrebbe negare tranquillamente questa idea.
Persino gli scienziati spesso si sono imbattuti in formule eleganti o realtà semplici.
Alcuni rilanciano questa idea dicendo che tutte le proprietà mentali (e Dio ne ha molte!) necessitano di un cervello.
Questo negherebbe l'esistenza di un Dio immateriale, così caro a molte tradizioni.
In realtà è pura speculazione: non esistono prove che questa correlazione sia necessaria.
Sappiamo solo che -fino ad ora- abbiamo analizzato questo tipo di casi, ma nulla prova che non possano esisterne altri diversi.
Qualcuno obietta che gli attributi divini sarebbero comunque incoerenti.
Può Dio creare una pietra che Lui stesso non riuscirebbe a muovere?
In realtà la domanda ha poco senso: è un semplice paradosso logico.
Un Dio onnipotente potrebbe tranquillamente andare oltre i limiti della Logica umana e compiere ciò che non possiamo concepire.
D'altro canto, se le regole le ha create Lui, può benissimo cambiarle.
Tuttavia pare che Dio agisca secondo la Logica.
Diversi autori hanno evidenziato che fare tutto ciò che è logicamente possibile è comunque una forma di onnipotenza.
Bisognerebbe dunque mettersi d'accordo su cosa si intende quando si parla di onnipotenza.
Bisogna anche capire se gli autori antichi parlano di onnipotenza effettiva, pratica o simbolica.
Non solo: bisogna pure considerare che non tutte le religioni parlano di un Dio onnipotente.
D'altro canto se un essere fosse immensamente, inconcepibilmente più potente degli esseri umani, non sarebbe comunque definibile Dio, pur non essendo propriamente onnipotente?
Questo paradosso ci dice dunque poco.
Di certo non nega Dio.
Esiste però un'altra applicazione:
se Dio è onnipotente (o immensamente potente) perché non elimina il male?
E' forse malvagio?
Sinceramente anche una Sua eventuale malvagità non negherebbe la Sua esistenza.
Detto questo, la presenza del male è un punto che ha tormentato molti teologi: Leibniz definiva questo studio col nome di Teodicea.
Esistono diverse soluzioni: secondo alcune religioni Dio ci mette alla prova, secondo altre il dolore è causato dalla nostra ignoranza o dal nostro attaccamento.
Lo Zoroastrismo ha la soluzione più semplice: esistono due Dei, uno buono e uno cattivo.
Variante: perché un Dio onnipotente non ci impedisce di fare il male?
Anche volendo pensare ad un solo Dio supremo, il tutto si può risolvere con un semplice esempio "casalingo".
Quando dico a mia figlia di tornare a casa entro mezzanotte, già so che non lo farà.
Ciò nonostante la decisione è totalmente nelle sue mani e se la punirò sarà una diretta conseguenza delle sue azioni.
Questo è un punto importante: se non fossimo liberi di scegliere, saremmo delle marionette.
Questo ragionamento però viene messo in difficoltà dall'ingiustizia.
Perché a persone buone capitano cose cattive?
Se Dio esiste perché non interviene?
Secondo alcune religioni sono prove di Dio, secondo altre si viene puniti per il male commesso nelle precedenti reincarnazioni.
Quasi tutte concordano col fatto che verrà comunque fatta giustizia nell'Aldilà.
Lavorando ancora sull'onnipotenza di Dio: perché ha creato l'Universo?
L'idea di Scott Adams è suggestiva: se Dio è perfetto, non ha desideri e quindi non ha alcun bisogno di creare l'Universo.
L'Universo esiste, quindi Dio non può esistere.
In realtà abbiamo già ampiamente spiegato che Dio potrebbe non essere propriamente onnipotente.
Detto questo, anche i sostenitori del Dio onnipotente possono beneficiare di una risposta: Dio non ha creato il mondo per aumentare la Sua potenza, ma solo per manifestare la Sua bontà con la più libera delle decisioni.
Nessuno dice che Dio debba necessariamente essere impersonale e senza un carattere.
Il grande fisico Stephen Hawking obietta che Dio non può aver creato l'Universo perché prima del Big Bang non esisteva il tempo.
Premesso che non tutti pensano a Dio come al Creatore, questo problema si appoggia comunque su idee non provate.
Prima di tutto non siamo certi che il Big Bang sia stato l'inizio di tutto (ed è buffo notare come questa idea sia del prete e astronomo Georges Lemaître).
Importante poi capire che non sappiamo praticamente nulla del tempo.
Ne esistono tanti? Uno? Nessuno?
Dio ha un tempo tutto Suo? E' un essere atemporale?
Ne parlo in modo più ampio in un'altra nota.
Rimane un punto, reso in formula matematica da John Nash: se esistono tante religioni diverse, allora la possibilità che una di esse sia vera è minima.
Potendo ipotizzare infinite religioni, ognuna di esse avrebbe credibilità pari a zero.
Allargando il discorso: perché Dio ha permesso questo proliferare di religioni diverse?
Coloro che credono alla religione "sbagliata" sono condannati?
Perché Dio permette ciò? E perché permette anche l'Ateismo?
In realtà questa tesi fa acqua da tutte le parti.
Prima di tutto le religioni non sono infinite.
Bisogna poi dire che quasi tutte hanno un nucleo in comune.
Necessità della società umana? Forse.
...Ma cosa ha portato queste regole -così razionali e pratiche- ad essere associate al concetto di Dio?
Questo è un grandioso indizio a favore della Sua esistenza.
Com'è possibile che migliaia di società diverse, in ogni era e in ogni luogo, siano giunte tutte all'idea di Dio?
Statisticamente inconcepibile.
Detto questo, è innegabile che le religioni abbiano delle differenze.
Come mai?
Esistono tre spiegazioni.
Le religioni occidentali pensano che l’esistenza di Dio non sia subordinata alla diffusione su scala planetaria di un certo credo; non è peraltro detto che in un prossimo futuro ciò non avvenga. Perfettamente logico.
La seconda opzione è di una semplicità disarmante: esistono vari Dei.
La terza lascia la parola agli esseri umani: si tratta di filtri culturali.
Ogni messaggero ha rivelato Dio in un modo consono al tempo e al luogo.
Ogni società può aver filtrato il messaggio divino in base alla propria cultura.
Questa è la soluzione che sento più vicina ed è stata formulata già dal saggio induista Vasishta diversi millenni fa (una figura in rame che pare ritrarlo risale al 3700 a.C.):
"Quando molte candele si accendono da un'altra, è la stessa fiamma ad ardere in tutte le candele; anche così, l'unico Brahman sembra essere molti".
§M§