Il giorno in cui morì il Pro Wrestling inglese.
Qualcuno pensa al Pro Wrestling come a uno stile ibrido che unisce varie arti marziali... In realtà è l'esatto contrario: ha una storia molto antica, derivando dagli stili inglesi, che a loro volta prendono forma dalle lotte medievali e dell'antica Grecia.
A mio avviso, il Pancrazio e gli altri stili ellenici si ispirano alla lotta egiziana e -tramite l'opera di Alessandro Magno- giungono fino in India dove vengono rielaborati in uno stile locale, dal quale deriverebbero tutte le arti marziali.
La famosa lotta spettacolare è dunque figlia della più antica tradizione sportiva del mondo.
Il Pro Wrestling propriamente detto, invece, nasce verso la fine del XIX secolo, dalla fusione del Catch Wrestling inglese e dello stile libero americano.
Presto si divide in vari rami, piuttosto diversi fra di loro.
I principali sono stati quattro:
americano, caratterizzato da una grande spettacolarità e da lottatori dai fisici estremamente muscolosi;
messicano, con "luchadores" estremamente agili che si passano la maschera di padre in figlio (retaggio di stili maya e aztechi, legati alla religione);
giapponese, dove si esalta la resistenza fisica e lo spirito guerriero, messi a dura prova da incontri lunghi e duri, colmi di mosse particolarmente pericolose...
A completare il quadro vi era un tempo lo stile inglese.
Questo aveva un taglio decisamente sportivo, con incontri divisi in round e atleti particolarmente tecnici.
Per molti anni ha goduto di grande popolarità.
I lottatori erano allenati, ma dotati di un fisico naturale e lavoravano sostanzialmente part-time, usando i combattimenti per integrare i loro stipendi.
Come mai non esiste più questo mondo?
La fine ha un nome: Malcolm Kirk.
Siamo negli anni '70-'80 e "King Kong Kojak Kirk" è un minatore, buttafuori ed ex giocatore di Football.
Nonostante i suoi 160 kg, riesce a combattere in modo eccellente, al punto da ricevere dei complimenti anche dal noto campione WWE Bret "Hitman" Hart.
In un'epoca dove molti lottatori puntano sull'interpretazione di un personaggio, a Kirk basta il suo stile ruvido e il suo aspetto: alto, grasso e pelato, con volto torvo.
Diventa presto popolare come "cattivo".
Fuori dal ring è invece una persona disponibile che adora i bambini.
In Italia forse qualcuno lo ricorderà come lo scagnozzo grasso e pelato che appare nel famoso film "Io sto con gli ippopotami", con Bud Spencer e Terence Hill.
"King Kong" combatte in Europa e in Canada, ma è conosciuto anche negli USA, grazie a un lusinghiero articolo sul Wrestling Observer Newsletter.
Tutto sembra andare per il meglio, fino a quel fatidico 24 agosto 1987.
Match di coppia:
"King Kong Kirk" e "King Kendo" vs "Big Daddy" e "Greg Valentine".
Alla fine dell'incontro, Kirk cade a terra e subisce il "Big Daddy Splashdown", dove il suo avversario di 170 kg salta atterrando di pancia su di lui (la mossa comunemente nota come "Splash").
Accade l'imprevisto.
Kirk -visibilmente paonazzo- rimane immobile al centro del ring.
"Big Daddy" capisce subito che qualcosa non va e avvisa i secondi, ma spostare un uomo di 160 kg non è semplice.
Il suo enorme petto rende impossibile ogni azione sull'ambulanza.
Arriva all'ospedale già morto.
Dopo alcune analisi, si viene a scoprire che il cuore di Kirk aveva già subito sei piccoli attacchi: è morto d'infarto, probabilmente ancor prima di subire la mossa incriminata.
La notizia è come una bomba nell'ambiente.
"Big Daddy" , pur triste per il collega, segue l'etica del Pro Wrestler e -sul ring- si fa passare come assassino.
Non basta.
Molti cominciano a criticare i fisici naturali dei lottatori inglesi, restando ammaliati da quelli muscolosi degli americani.
Gli steroidi sono ancora poco conosciuti dal pubblico europeo e il prodotto statunitense viene visto come superiore.
Non solo: la vedova di Kirk, lasciata sola con due bambini, critica il fatto che gli organizzatori pagano solo 25 sterline a match, intascando milioni.
Nuovamente il confronto con le stelle americane risulta stridente.
E' il colpo di grazia.
Lo show viene spostato in una fascia oraria decisamente sfavorevole e dopo qualche anno la federazione chiude.
Oggi come oggi, qualcuno parla ancora di stile inglese, riferendosi a un modo di combattere piuttosto tecnico, ma la verità è che le federazioni inglesi oggi seguono lo stile americano nel regolamento, nell'impostazione, nei modelli fisici.
Solo ultimamente si sta cercando di riesumare parzialmente l'identità europea...
Sfortunatamente ora l'idea del Pro Wrestling mondiale è legata al modello americano e gli steroidi sono diventati un problema globale.
Riuscirà il Pro Wrestling europeo a rinascere con una propria identità?
Francamente lo spero.
§M§