Critica dell'Agnosticismo di Russell.
Bertrand Arthur William Russell è stato un filosofo, matematico e attivista, vincitore del Premio Nobel per la letteratura.
Molti lo considerano un po' il portabandiera dell'Agnosticismo.
In realtà Russell fu un personaggio complesso: la sua vita e la sua posizione filosofica sono colme di contraddizioni.
In questa breve nota non voglio analizzare il suo atteggiamento ambiguo verso l'URSS, la Germania nazista e le armi nucleari; non mi dilungherò sul concetto di pacifismo relativo o sulla sua accorata difesa dell'adulterio e delle perversioni sessuali.
Tutte queste posizioni discutibili sono solo risultati della sua smodata fame di libertà, sub-strato ideale per il suo attacco alla religione.
Prima di tutto: Russell fu agnostico o ateo?
L'Ateismo è chiaramente una posizione fideistica, come ammesso da grandi atei come Margherita Hack e Marcus Du Sautoy.
La maggior parte degli atei -tuttavia- non riesce ad accettare questa posizione, in quanto toglierebbe loro la possibilità di criticare la Fede religiosa.
La soluzione?
Spacciarsi per agnostici.
In questo Russell è stato un precursore.
Lui stesso ammette candidamente che un agnostico potrebbe essere "dal punto di vista pratico, tutt'uno con gli atei".
Ogni vero agnostico rabbrividisce a leggere questa frase.
Potremmo ricordare le parole di Carl Sagan:
"Un ateo deve sapere molto di più di quello che so io. Un ateo è qualcuno che sa che Dio non esiste. Secondo alcune definizioni, l'ateismo è molto stupido".
Russell rilancia spiegando che l'Agnosticismo è una posizione filosofica, solo per potersi difendere, mentre in pratica si è atei.
Grande disonestà intellettuale.
Come mai questa sfiducia nelle religioni (anzi nella religione, considerando che attacca quasi sempre il Cristianesimo)?
Russell arriva ad appoggiare le più squallide leggende nere contro la religione, diffondendo un buon numero di dati falsi.
Dall'idea che vorrebbe la religione contraria alla Scienza , a quella secondo la quale l'Ateismo ucciderebbe di meno.
Grave.
Qualunque persona con una minima cultura storica inorridisce.
Cosa c'è alla base di questo astio?
Ciò che turba Russell è il concetto di dogma: perché mai credere a qualcosa di non provato?
L'idea di base è condivisibile, ma ingenua.
Tutta la nostra conoscenza si appoggia su dogmi.
Kant -sconsolato- ammette che il dogma è ineliminabile: dire "non esistono dogmi" è già un dogma a sua volta!
Appoggiarsi alla Scienza serve a poco: anche essa si fonda su basi non dimostrate.
Qualcuno potrebbe accennare alla differenza fra assiomi e dogmi, ma questa è estremamente vaga e solo teorica.
Se un assioma non viene mai messo in dubbio e nessuno ritiene possibile cambiarlo, sostanzialmente diventa un dogma.
D'altro canto -in senso assoluto- non abbiamo neppure la certezza di avere gli occhi con i quali stiamo leggendo questa nota (potremmo essere cervelli tenuti in vita e stimolati con elettrodi per creare l'illusione di questo corpo e di questa vita).
Tra l'altro è bene ricordare che la Scienza non nega Dio.
Il metodo scientifico è un capolavoro di (vero) agnosticismo.
Anche Russell -mestamente- ammette che in assenza di prove bisogna sospendere il giudizio.
Nonostante ciò, prova ugualmente a sostenere la posizione "praticamente" atea.
Qui il logico cade in un errore madornale: l'onere della prova.
Come sappiamo, la Scienza pretende prove sia per convalidare che per confutare un'idea.
L'onere della prova non è un concetto scientifico, non nei termini posti dagli atei.
Si tratta di un concetto giuridico, mal interpretato per giunta!
Troppo spesso si finge di dimenticare che tale principio si applica all'accusa: è l'argomento del consenso comune.
Chi propone qualcosa di nuovo e di "minoritario" deve fornire le prove.
L'onere della prova ricade principalmente sugli atei (anche se io continuo a preferire il metodo scientifico).
Facciamo un esempio:
dieci persone escono da una stanza; nove di queste dicono che le pareti sono gialle, una afferma che sono azzurre.
Noi non possiamo sapere con certezza il colore delle pareti.
Russell conferma: un elenco di dati non fornisce certezze.
Nonostante ciò la possibilità che le pareti della stanza siano gialle è alta.
Qui entra in gioco dunque un concetto importante: la probabilità.
Questo punto è fondamentale per discutere dell'idea più famosa di Russell.
La maggior parte della gente ricorda il filosofo solo per la "Teiera celeste", che -francamente parlando- è poco più di una sciocchezza.
Sacrilegio!
Come posso sminuire così questa metafora così fondamentale per il pensiero filosofico ateo?
Posso.
"Se io sostenessi che tra la Terra e Marte ci fosse una teiera di porcellana in rivoluzione intorno al Sole su un'orbita ellittica nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi purché io avessi la cura di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata persino dal più potente dei nostri telescopi. Ma se io dicessi che, giacché la mia asserzione non può essere smentita, dubitarne sarebbe un'intollerabile presunzione da parte della ragione umana, si penserebbe giustamente che stia dicendo fesserie. Se però l'esistenza di una tale teiera venisse affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità e instillata nelle menti dei bambini a scuola, l'esitazione nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e porterebbe il dubbioso all'attenzione dello psichiatra in un'età illuminata o dell'Inquisitore in un tempo antecedente."
La faziosità è esplicita.
La carica di odio, nata dal terrore che un ultra-liberalista prova di fronte alle regole, pure.
Analizziamo però la metafora da un punto di vista squisitamente logico.
Russell in realtà non sta attaccando solo Dio, ma il metodo scientifico.
"L'assenza di prova non è prova di assenza".
Una frase (e un metodo) che fa disperare non poco gli atei: è la loro spina nel fianco.
La critica di Russell ha senso?
Parzialmente sì.
Dobbiamo forse rimanere possibilisti di fronte a ogni cosa che possiamo immaginare solo perché non ci sono prove contrarie?
La Scienza ci dice di sì, ma la pratica non può accettare una cosa del genere.
Ci viene in aiuto Davidson, accennando a una rete di verosimiglianza.
Non tutto ha la stessa probabilità.
Una teiera nello spazio è immensamente improbabile.
Eppure anche questa ha una probabilità maggiore dell'Universo o della vita.
Questo rende estremamente plausibile la presenza di un Creatore.
Non si parla di prova certa, ma di indizio: Dio è probabile, è un'opzione da prendere in considerazione.
La Scienza in realtà ha pochissime risposte e non può aiutarci a confutare o confermare Dio.
Qualcuno ha rilanciato proponendo l'esempio dell'Unicorno Rosa, un essere al di fuori del tempo e dello spazio, creatore onnipotente di quel che esiste.
Che ingenuità!
Non si sta forse parlando nuovamente di Dio?
La Teiera di Russell e L'Unicorno Rosa sono dunque due metafore incredibilmente inefficaci.
Due madornali errori.
"Probabilità" è la parola chiave.
Un teista (o anche un deista) troverà Dio immensamente probabile.
Un cristiano non si porrà il dubbio perché vedrà Gesù come testimone e prova dell'esistenza di Dio.
La posizione atea di Russell è dunque senza basi logiche.
Rimane la spinta emotiva, che spesso tenta di nascondere senza riuscirci.
Tutta la vita del filosofo è un inno alla "libertà" assoluta, un fuggire dalle regole.
Bizzarro per un logico, ma la varietà rende più saporita l'esistenza.
La condanna alla religione è dunque totale?
In realtà no.
Russell ammette che:
"la solitudine dell'anima umana è insopportabile; nulla può penetrarla tranne la più alta intensità del tipo di amore che gli insegnanti religiosi hanno predicato."
Poi -turbato- smentisce parzialmente dicendo che l'animo che ha bisogno di Fede è debole (cosa smentita dai fatti).
Nuovamente ha parole di ammirazione:
"La maggior parte degli agnostici ammira la vita e gli insegnamenti di Gesù".
Nonostante ciò, difende a spada tratta adulterio e omosessualità; ha persino un atteggiamento ambiguo sulla guerra!
Contrasti.
Il punto più interessante è forse quello espresso nel suo saggio "Scienza e religione".
Molti si potrebbero aspettare un feroce attacco, invece Russell stupisce nuovamente.
Ribadisce che il Cristianesimo (e la religione in generale) ha il pregio di "essere benefico" e di "non limitare la Scienza".
Afferma anche che non tutto può essere limitato al campo razionale.
Molti atei storceranno il naso, ma Russell è una figura estremamente ricca di contrasti.
Io non amo molto le posizioni incoerenti, ma ammetto che donano un certo fascino a un personaggio che va ben oltre la Teiera di Russell.
§M§