La scommessa su Dio.
Chi di noi non ha mai fatto una scommessa?
Chi di noi non ha mai tirato una moneta?
Ci sono persone pronte a scommettere su ogni cosa (alcuni si sono rovinati facendolo)...
ma si potrebbe arrivare a farlo sull'entità suprema?
Possiamo scommettere su Dio?
Blaise Pascal (1623-1662) è stato un grande fisico, un eccezionale matematico, un grandioso filosofo e un formidabile teologo.
Si stima che il suo Q.I. sia stato di 185-195, uno dei più alti della storia.
Non un personaggio da sottovalutare, insomma!
Pascal non ama il gioco d'azzardo, ma prende atto che è nella natura dell'uomo scommettere;
decide dunque di prendere questa cattiva abitudine e di trasformarla in un mezzo per raggiungere la Fede.
Ogni persona -prima o poi- si trova davanti a un bivio: credere o non credere in Dio?
I veri agnostici si fermano, ma la loro è una posizione di comodo.
D'altro canto Scienza e Filosofia non hanno una risposta definitiva.
Io stesso amo analizzare gli indizi a favore di Dio, ma ammetto che c'è molta più bellezza nella pura Fede che nelle mie ricerche, che sono -in fondo- un po' volgari.
La Fede... averla o non averla?
C'è chi dice che essa sia un dono di Dio e che quindi è difficile, se non impossibile, ottenerla con le proprie forze.
Pascal dissente: il potere dell'abitudine è forte!
Se gli atei si comportassero come i credenti, l'esteriorità penetrerebbe lentamente all'interno, donando loro la Fede.
La vera domanda è: ne vale la pena?
Il grande matematico ci invita dunque a scommettere sull'esistenza di Dio!
Può sembrare madornale, ma non ci sono trucchi, solo pura razionalità: è una scommessa onesta.
Cosa fa il bravo scommettitore?
Calcola svantaggi e vantaggi di ogni opzione, in modo da limitare le perdite e trarre il maggior vantaggio possibile.
Analizziamo dunque le opzioni.
Poniamo che tu creda nell'esistenza di Dio.
Alla fine della tua vita scoprirai la verità.
Quali le possibilità?
Se Dio effettivamente esistesse... avresti vinto!
Che vincita! Una vita eterna di gioia in compagnia del Creatore!
E se Dio non esistesse?
Cosa avresti perso?
Nulla.
Credere è dunque una scelta matematicamente vantaggiosa.
Poniamo invece che tu non creda in Dio.
Alla fine della tua vita scoprirai la verità.
Quali le possibilità?
Se Dio effettivamente non esistesse... avresti vinto!
Ma cosa avresti vinto? Nulla.
Nessun guadagno, nessun vantaggio.
E se Dio esistesse?
Avresti perso.
Questa volta avresti perso tutto... avresti perso proprio tutto!
Non credere è dunque una scelta estremamente svantaggiosa!
Pascal dunque ci mostra che conviene davvero credere in Dio, usando semplicemente la Logica.
Da genio poliedrico qual è, però, sa benissimo che questo non è sufficiente: ci invita a interrogarci su cosa significhi credere in Dio.
Non basta inginocchiarsi e pregare, bisogna anche amare il prossimo!
Gli atei più rabbiosi faranno notare che non è necessario credere in Dio per dedicarsi agli altri... ma chi ha realmente Fede deve necessariamente farlo.
E' la chiara espressione di ciò, una caratteristica imprescindibile, una conseguenza naturale e spontanea.
Per un ateo no.
D'altro canto le statistiche parlano chiaro, ma non è questo il punto.
Dedichiamo la nostra vita agli altri.
Se anche -dopo la nostra morte- dovessimo scoprire che Dio non c'è, avremmo comunque condotto una vita utile per gli altri.
Come se non bastasse, questo darebbe un senso alla nostra esistenza.
Il cervello ci porta a credere in Dio, il cuore ad agire per il prossimo...
per questo dico che la vera intelligenza porta necessariamente alla bontà.
§M§