Giordano Bruno.
Martire.
Eroe del libero pensiero.
Geniale scienziato.
Brillante filosofo.
Paladino dell'Ateismo.
Tanto si è detto, ma Giordano Bruno è stato davvero tutto ciò?
Nato a Nola (Napoli) nel 1548, a soli 17 anni entrò in convento, nell'ordine domenicano.
Dotato di una prodigiosa memoria, studiò con entusiasmo le vite dei padri della Chiesa, ma presto divenne incredibilmente vanitoso, al punto che cominciò a definire "asini e ignoranti" tutti i suoi confratelli.
Non solo: abbandonò il Cattolicesimo, abbracciando l'eresia ariana.
I superiori preoccupati (ed esasperati) lo spedirono a Roma per essere sottoposto a un processo.
Il nolano non ne fu particolarmente impressionato e fece un gesto sprezzante che rasentava la follia: inviò al Papa -l'uomo più potente del suo tempo- una feroce satira.
Decise, dunque, di abbandonare ufficialmente l'abito domenicano e di fuggire verso Nord.
Campione di incoerenza e di furbizia, lo riprese subito dopo, per farsi ospitare in vari monasteri.
Arrivò a Ginevra, dove si convertì una seconda volta, abbracciando il Calvinismo.
Qui cercò un posto come docente universitario, spacciandosi per "professore di Teologia sacra".
Sfortunatamente per lui, il suo carattere problematico si fece sentire di nuovo e quando scrisse un volantino nel quale attaccava uno dei docenti più amati e rispettati dell'Accademia, fu costretto a scusarsi .
Non solo: fu scomunicato e cacciato dalla città.
Si trasferì prima a Lione e in seguito a Tolosa, dove per breve tempo insegnò Astronomia e Filosofia aristotelica, imparate alla bell'e meglio, grazie alla sua prodigiosa memoria.
Dimostrando di non aver imparato nulla dal passato, litigò con un collega e nuovamente fu costretto a cambiare città.
Arrivato a Parigi, decise di far fruttare il suo dono, insegnando "l'arte della memoria" in alcuni seminari.
Qui si interessò alla magia (in particolar modo quella di Cornelius Agrippa von Nettesheim) e alla Filosofia ermetica.
Si convertì per l'ennesima volta, abbracciando un inusitato miscuglio di Neo-Platonismo e Gnosticismo cristiano.
Poco dopo cambiò totalmente idea, diventando panteista.
Permettetemi di aprire una parentesi.
Proprio in questo periodo scrisse alcune delle sue idee più note:
-Dio e il creato sono la stessa cosa;
-se Dio è infinito ed eterno, allora anche il creato deve esserlo;
-le stelle sono soli e ognuna di esse ha dei pianeti che le girano intorno;
-tali pianeti devono essere tutti abitati;
-se esistono tanti pianeti abitati, allora Gesù non può essere Dio, ma solo un uomo (?)
Ancora oggi, molti pensano che queste siano scoperte scientifiche di un grandissimo genio.
Non è così.
Erano speculazioni filosofiche, vecchie di secoli o millenni, tra l'altro.
Il dibattito sugli extraterrestri , ad esempio, era molto in voga fra aristotelici ed epicurei e successivamente fu trattato dal vescovo Alberto Magno, più di tre secoli prima di Bruno.
Ancora oggi, molte di queste affermazioni sono senza prove, mentre altre sono state smentite...
Basti pensare alla popolare teoria del Big Bang.
Bruno non fu mai uno scienziato.
Detto questo, torniamo pure alla vicenda storica.
Non pago della fortuna dei suoi seminari, scrisse anche una commedia -tanto acuta, quanto volgare- che riscosse un buon successo, soprattutto in Inghilterra.
Su invito, si trasferì presso l'ambasciata francese a Londra.
Qui, inizialmente, fece buona impressione, criticando Aristotele: buona parte della filosofia della Chiesa si appoggiava al grande filosofo greco e la regina d'Inghilterra Elisabetta I era famosa per aver fatto imprigionare e torturare migliaia di cattolici.
Fu proprio in questo periodo che cominciò a presentarsi come "libero pensatore", una definizione pomposa fino al macchiettistico, oggi ripresa dagli atei meno preparati (anche se il nolano non fu mai ateo).
Inebriato dal successo, ri-spolverò il suo vecchio sogno e inviò numerose pretenziose missive a Oxford, proponendosi come docente.
All'esame, venne respinto e coperto di ridicolo; non solo mancava completamente di contegno, agitandosi come un forsennato mentre spiegava, ma -cosa assai più grave- stava semplicemente recitando a memoria un testo scolastico.
Sbugiardato, la sua reazione non fu delle migliori: coprì di insulti tutti gli accademici.
Umiliato per l'ennesima volta, tornò a Londra dove produsse alcuni testi.
Purtroppo per lui, era dotato di una prodigiosa memoria che gli consentiva di memorizzare molti scritti, ma non dell'acume necessario per capirli fino in fondo.
Per colpa di un suo errore di traduzione, scrisse che la Luna girava intorno al Sole e non intorno alla Terra!
Questo madornale sbaglio lo smascherò e la sua credibilità in campo astronomico fu azzerata.
Messo alle strette, fece ciò che molti intellettuali che non riescono a raggiungere risultati fanno (ancora oggi): scrisse dei testi contro la Chiesa cattolica.
In fondo, attaccare chi si auto-definisce paladino della moralità fa sempre presa sul popolo, infastidito da esempi troppo pretenziosi.
Per essere sicuro di farla franca, Bruno farcì le sue opere di imbarazzanti sviolinate a favore della regina.
Non fu sufficiente: ormai la sua fama da ciarlatano e il suo caratteraccio erano ritenuti insopportabili e venne cacciato dall'Inghilterra.
Tornato a Parigi, senza avere nessun progetto concreto, Bruno fece l'impensabile: si convertì per l'ennesima volta, ri-abbracciando per breve tempo il Cattolicesimo!
Un suo re-integro però poteva essere autorizzato solo sottomettendosi al Papa e il narcisismo patologico del nolano non poteva sopportarlo... quindi abbandonò nuovamente la Chiesa.
Riuscì a partecipare a una disputa pubblica presso il Collège de Cambrai, ma la sua incredibile arroganza lo portò a insultare pesantemente Aristotele.
E' bene fornire un contesto: ai tempi il filosofo greco era considerato come il genio assoluto, inarrivabile, infallibile.
Bruno si definì infinitamente superiore, senza fornire prove.
La cosa era così inconcepibile che si scatenò un tumulto: fu costretto a fuggire -la sera stessa- anche da questa città.
Si trasferì in Germania.
Cercò, per l'ennesima volta, un posto come docente, ma fece il clamoroso errore di presentarsi come teologo cattolico a Marburgo, una città calvinista.
Tragicomico.
Dopo essersi convertito al Luteranesimo, si trasferì a Wittenberg, ma venne cacciato anche da qui, per aver grossolanamente attaccato Aristotele.
Provò allora la fortuna a Praga, dove l'eccentrico imperatore Rodolfo II finanziava generosamente varie categorie, compresi quella degli esoteristi.
Sfortunatamente il carattere di Bruno era troppo insopportabile, persino per questo munifico mecenate: il nolano venne addirittura pagato purché se ne andasse dalla città!
Umiliato, tornò in Germania, ma la surreale vicenda si ripeté: le autorità della città di Tubinga lo pagarono per andarsene!
Si trasferì dunque a Helmstedt.
Qui divenne evangelico, ma -campione d'incoerenza- scrisse dei libri di magia e venne scomunicato.
Arrivò a Francoforte, ma la sua fama lo aveva preceduto e venne immediatamente invitato ad andarsene.
Completamente senza appoggi, chiese e ottenne ospitalità presso i carmelitani: gli odiati cattolici furono la sua unica ancora di salvezza.
Riuscì a pubblicare due libri e conobbe il ricchissimo Giovanni Mocenigo da Padova, che chiese al nolano di insegnargli l'arte della memoria.
Sorretto da nuove speranze, tornò dunque in Italia, ma ben presto l'idillio col suo mecenate andò in frantumi.
Mocenigo gli chiese di essere iniziato alla magia pratica, ma Bruno si rifiutò, forse per non dover dar prova di poteri che non aveva.
Irritato dalla situazione e dall'arroganza dell'insegnante, Mocenigo lo denunciò alla Santa Inquisizione di Venezia.
Il caso era complesso e Bruno fu mandato a Roma.
Ora, spesso si crede alla leggenda nera secondo la quale la Santa Inquisizione Romana sarebbe stata crudele e sbrigativa.
Nulla di più falso.
Nessun organismo, ai tempi, era più equo e clemente.
Ogni caso veniva affrontato con una meticolosità che rasentava il maniacale.
Il caso in questione non fu diverso.
Il processo a Bruno iniziò nel 1593 e durò la bellezza di sette anni!
Vennero ascoltati tutti i testimoni.
Vennero lette e analizzate tutte le opere di Bruno... Compito ingrato, considerando le numerose contraddizioni presenti nei testi e la sua attitudine a cambiare radicalmente religione con una certa frequenza.
E' bene specificare che Bruno non fu mai sottoposto a tortura, rispettando un ordine diretto arrivato addirittura da Papa Clemente VIII.
Dopo 5 anni, l'inquisito ritrattò le proprie idee.
Poco dopo però le ripropose.
Non solo!
La sua megalomania sconfinò nella follia e chiese al Papa stesso di cambiare alcuni dogmi: solo allora si sarebbe sottomesso alla sua autorità.
Era la proposta di un pazzo.
Il Papa -evidentemente esasperato- chiese allora l'intervento di un autentico genio della Teologia: Bellarmino.
Nota bene: è importante dire che solo grazie a fonti indirette conosciamo gli eventi legati all'ultimo anno di questa azione giudiziaria.
Nel 1808, infatti, le truppe napoleoniche trafugarono una gran mole di documenti (fra questi gli atti ufficiali del processo) e li trasferirono a Parigi, in modo che l'imperatore potesse trovare qualche scusante ideologica per attaccare lo Stato della Chiesa.
Sappiamo che la situazione di Bruno era critica: qualunque tribunale civile lo avrebbe condannato a morte.
Ci fu però un colpo di scena inspiegabile: il cardinale Bellarmino gli chiese di rinunciare alle sue posizioni eretiche in cambio di soli 3 anni di prigionia.
Gli venne concesso quasi un anno di tempo per pensarci.
Scaduto il termine (21 dicembre 1599), Bruno - incredibilmente- rifiutò l'offerta.
Andando contro le proprie stesse regole, la Chiesa gli concesse una ulteriore possibilità e il nolano cominciò a negare di aver mai aderito a eresie anti-cattoliche.
Cercò di far credere che si era trattato solo di un gigantesco equivoco.
Ciò nonostante, non ritrattò e arrivò a dire che erano tutti gli altri a sbagliare: questo decretò la sua condanna.
Gli vennero imputati numerosissimi capi di accusa, ma non venne mai fatto il minimo cenno a Copernico, al contrario di quello che molti atei moderni dicono.
Lo scomunicarono e lo consegnarono alle autorità civiche, con la preghiera di evitare spargimenti di sangue.
Gli vennero concessi altri 8 giorni per abiurare, ma lui non fece altro che confermare le proprie idee, arrivando a insultare pesantemente ogni aspetto del Cattolicesimo.
Il 17 febbraio 1600, venne condotto al rogo e -con un ultimo gesto sprezzante- respinse il Crocifisso.
La storia finisce qui, ma rimane un grande mistero.
Come mai questo geniale ciarlatano non cercò di salvarsi, nonostante le numerose occasioni offerte dai cardinali?
Era forse un martire del libero pensiero?
No di certo: aveva più volte ritrattato le proprie idee, pur di farla franca.
Tra l'altro, cambiò posizione con grande frequenza, per tutta la vita.
Forse il suo narcisismo patologico lo fece precipitare nella follia più pura?
La storia non lo dice.
Personalmente, mi piace pensare che forse Bruno tirò le somme della propria vita.
Universalmente odiato, respinto da tutte le accademie, considerato un ciarlatano, allontanato da tutte le città che aveva visitato e scomunicato da tre diverse religioni.
Un fallimento sotto ogni punto di vista.
Questo sarebbe insopportabile per chiunque e ancor più per una persona con una così alta opinione di sé.
Fu dunque la depressione a portarlo a questa sorta di suicidio?
Non credo.
Forse -e ripeto FORSE- ebbe un'intuizione: l'unico modo per poter essere ricordato in eterno era quello di morire da martire.
Chissà?
Bruno affermava che dopo la morte, l'anima si reincarna in questo o in altri mondi.
Forse dopo aver scontato il suo tempo all'inferno, Bruno si è davvero reincarnato.
Forse medita, guardando la statua a lui dedicata, posta nel 1889 dal novello Stato Italiano, al solo scopo di provocare il Vaticano.
Bruno, è valsa la pena morire per raggiungere la fama eterna?
<Sì!>
§M§