La Scienza senza Dio.
"Scienza e Religione sono in contrasto".
Tanti ripetono questa frase, ma è proprio vera?
Oggettivamente parlando, no.
Come ho già detto in altre note, la Scienza propriamente detta è nata dalla Religione.
Bacone, Galilei, Newton erano religiosi fino all'estremismo.
A Galilei, in particolare, va il merito di aver sconfitto la filosofia neo-aristotelica che negava l'importanza degli esperimenti, facendo notare che anche gli oggetti volgari hanno una loro dignità, in quanto creati da Dio.
I monaci medievali hanno trasmesso il sapere e la Chiesa ha creato le università.
La quasi totalità degli scienziati della storia è credente.
Una ricerca della Rice University ci mostra che, ancora oggi, gli scienziati atei sono una netta minoranza (tranne che in Francia);
in Italia sono circa il 20%.
Vediamo dunque che non c'è un contrasto fra Scienza e Religione, anche perché trattano temi diversi.
Il contrasto nasce invece quando entrano in gioco il Letteralismo religioso e lo Scientismo.
L'Ermeneutica ci dice che ogni testo va interpretato e -fortunatamente- quasi tutti i religiosi concordano.
Più complessa è la posizione dei "neo-scientisti", che vedono la Scienza come completa e infallibile.
Premetto che ritengo la Scienza un'eccezionale via verso la conoscenza, ma è davvero così perfetta?
No.
Qualunque scienziato onesto e/o qualunque storico potrà confermarlo serenamente.
La Scienza ha dei limiti chiari:
-non sa tutto;
-ci sono cose che non potrà mai sapere;
-spesso si è sbagliata;
-non fornisce certezze;
-all'atto pratico non è mai totalmente oggettiva.
Gli ultimi due punti sono i più ostici.
Analizziamo.
La Scienza è fatta da esseri umani che -per loro natura- non sono infallibili.
Nessun dato scientifico è certo al 100%.
Ci possono essere varie cause.
Errori derivati dai sensi: problemi percettivi (imprecisioni e limiti), illusioni ottiche...
Anche i mezzi -per quanto sempre più sofisticati- non saranno mai totalmente precisi.
Alcune condizioni ambientali possono essere ingannevoli.
Esempio: osserviamo una stella lontana.
La nostra vista è così buona?
Il telescopio è perfetto?
Le nubi possono rendere difficoltosa l'osservazione?
L'umidità può appannare la lente?
Oggi la tecnologia affronta questi problemi, ma non può risolverli completamente.
Esistono poi altri ostacoli, legati all'essere umano.
L'influenza esercitata dall'educazione, dalla famiglia, dalla società...
Anche le esperienze personali possono creare pregiudizi.
Le informazioni che abbiamo possono essere sbagliate, frutto di errori di comprensione o di fonti inattendibili (particolarmente insidiose quelle autorevoli).
Volendo, potremmo fare anche un discorso più filosofico.
Quella che noi chiamiamo realtà, esiste?
Tutto ciò che vediamo, percepiamo e conosciamo potrebbe essere un sogno.
Se così fosse, anche le leggi fisiche e tutte le conoscenze scientifiche potrebbero essere illusioni.
La Scienza diventerebbe solo un controllo di coerenza interna.
Il problema pare senza soluzione.
Fortunatamente viene in nostro aiuto Cartesio, con la famosa frase
"Cogito ergo sum".
Tutti la conoscono, ma in pochi sanno esattamente come interpretarla.
Siamo di fronte al dubbio che tutto sia un sogno: il cielo, gli alberi, le case, il nostro stesso corpo, le leggi fisiche...
Esiste qualcosa di certo? Di indiscutibilmente vero? Un qualunque punto fisso, indispensabile per poter costruire un qual si voglia ragionamento?
Sì: il fatto stesso che stiamo dubitando!
Se dubitiamo, abbiamo una coscienza.
Sogno di dubitare? Va bene, ma dubito di sognare!
La coscienza individuale è il nostro punto fisso!
A questo punto è lecito porsi una domanda.
Se l'essere umano dubita, è imperfetto; come può dunque avere il concetto di perfezione?
La fantasia umana aggiunge elementi o li toglie.
Saremmo in grado di pensare a un colore totalmente nuovo, inesistente in natura? No.
Qualcuno potrebbe obiettare che la perfezione è una sottrazione di difetti, ma non è così:
non confondiamo mezzo con traguardo!
L'uomo sottrae difetti alla ricerca della perfezione: questo concetto è già presente!
Come è possibile che un essere imperfetto sappia cos'è la perfezione?
L'unica possibilità è che sia stato Dio -che è perfetto- a dargli questa nozione.
Quindi Dio esiste.
Intendiamoci: questa prova è squisitamente filosofica, si sconfina nell'ontologia, quindi non pretendo che tutti la trovino convincente.
D'altro canto, non è questo il punto che voglio affrontare.
Poniamo dunque che esista il Dio perfetto.
Se è perfetto, è buono e non ingannerebbe mai l'essere umano.
Se questo è vero, allora la capacità di discernimento dell'essere umano deve essere corretta.
Questo è stimolante: se riuscissimo ad usare correttamente la ragione donataci da Dio, saremmo in grado di comprendere la verità!
E se Dio fosse un onnipotente ingannatore?
Non sarebbe perfetto e non potrebbe dunque instillare il concetto di perfezione.
Inoltre non si spiegherebbe l'amore umano.
Tra l'altro è assai dubbio che possa esistere un'onnipotenza cattiva...
E se Dio non esistesse?
In questo caso, dovremmo capire come possiamo concepire la perfezione.
Forse memorie di un mondo perfetto, percepito prima della nascita?
Chi lo avrebbe creato? Cosa regolerebbe la nostra nascita?
Francamente mancherebbero risposte: la Scienza stessa non accetta il concetto di "è così perché è così".
Noi non abbiamo prove scientifiche certe dell'esistenza di Dio.
Se Dio non esistesse, però, noi non potremmo fidarci della nostra coscienza e non avremmo dunque prove che il mondo che vediamo è reale.
Indagare sarebbe quindi inutile.
Senza Dio, la Scienza non può esistere.
§M§