Ipazia, vittima politica.
Ipazia fu una matematica, astronoma e filosofa greca; uccisa da una folla di cristiani in tumulto, oggi viene dipinta come martire del libero pensiero.
La sua immagine è citata molto dagli atei, nonostante lei non fosse certo atea... Ma siamo abituati a queste incoerenze.
Viene descritta come impareggiabile genio avversata dalla religione oscurantista e uccisa da dei monaci guidati dal vescovo Cirillo.
E' proprio tutto vero?
Innanzitutto è da rilevare l'estrema scarsezza di documentazione circa Ipazia.
Non ci sono pervenute sue opere dirette, non si sa con certezza quando sia nata e le notizie più certe circa il suo pensiero sono dovute agli scritti del suo allievo Sinesio di Cirene (tra l'altro cristiano con influssi platonici).
Poi c'è da fare un ridimensionamento del "genio" di ipazia.
Tra le fonti che accusano i cristiani va citato Damascio, neoplatonico come lei, che dice testualmente: "Donna versata alla matematica, ma non meritevole del nome di filosofo".
Poiché molte accuse moderne vertono sul vescovo San Cirillo, bisogna prima contestualizzare un minimo.
Alessandria era un centro culturale ed economico e San Cirillo, vescovo di quella città, aveva influenza pari o maggiore del prefetto Oreste.
I due erano -prevedibilmente- in forte contrasto per motivi politici.
In questo contrasto emerse la figura di Ipazia: pare avesse influenzato Oreste in una visione politica che in qualche modo andò in attrito con il vescovo (le testimonianze storiche non sono molto precise).
La fonte principale e più vicina agli avvenimenti è Socrate Scolastico (380-440), uno storico cristiano, ma avverso al vescovo S. Cirillo.
Lui parla di una "invidia" di S. Cirillo verso la "filosofa" e poi parla di "voci calunniose" che si sparsero tra la gente e che indicavano Ipazia come la responsabile dell'acredine fra Oreste con Cirillo.
Per la precisione:
"s'incontrava alquanto di frequente con Oreste, l'invidia mise in giro una calunnia su di lei presso il popolo della chiesa, e cioè che fosse lei a non permettere che Oreste si riconciliasse con il vescovo".
Sempre Socrate Scolastico continua dicendo: "questo fatto ( l'uccisione di Ipazia) produsse una non piccola infamia per Cirillo e la Chiesa di Alessandria". Questo autore, che comunque era un ammiratore di Ipazia, accusa dell'omicidio alcuni popolani esaltati e non i monaci; tanto meno il vescovo, nonostante gli fosse avverso.
L'unico legame trovabile è che sulla scena del crimine c'era un certo Pietro, che aveva ricevuto gli ordini sacerdotali di lector, cioé gli ordini minori.
Si sa che un collaboratore di Cirillo si chiamava Pietro Anagnoste.
Da qui a dire che sono la stessa persona ce ne corre e nemmeno Socrate fa simili illazioni!
La prima accusa diretta contro il vescovo è datata 1720... Strana annata, non è vero?
Si tratta di un libro di un certo John Toland che parla di Ipazia come "martire del libero pensiero".
Costui è un deista, panteista, materialista e -incredibilmente- un razionalista e mago occultista "celtico".
Nel 1717 è tra i fondatori della Gran Loggia di Londra.
L'ennesimo falso storico propugnato da quello che -molto impropriamente- viene chiamano "Illuminismo".
In ultima analisi, quantunque l'uccisione di Ipazia fosse un crimine di qualche cristiano dell'epoca, non si può addossare la colpa alla Chiesa di Roma nella sua interezza né in qualche modo attaccare la dottrina, la quale ha sempre condannato tali crimini.
Il popolo uccise Ipazia perché esasperato dal conflitto squisitamente politico fra Cirillo e Oreste.
Atto terribile e condannabile, ma il "libero pensiero" e il "contrasto religioso" non rientrano minimamente nel discorso.
§M§